domenica 27 aprile 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"In tempi duri, muso duro."

Edward Bunker, Educazione di una canaglia.

venerdì 25 aprile 2008


Dunque, mentre rimettevo a posto la mia Harley Davidson (chi mi conosce sa che sono un fanatico di moto) e lustravo il giubbotto di pelle che di solito porto a torso nudo, alla maniera dei gitani, non ho potuto fare a meno di ripensare a Renegade, alias Lorenzo Lamas (vedi foto).




Molti di noi proveranno certamente vergogna nel ricordare la fortunata serie tv in quota mediaset, uno dei migliori esempi di recitazione in un telefilm e di uso insensato delle arti marziali in un poliziesco. Il genere è quello del giustiziere solitario, di cui abbiamo una sfilza abbastanza nutrita di esempi: come non ricordare l'affascinante Charles Bronson, davvero un bell'uomo, oppure, più recentemente, il nerboruto ed espressivo capellone Steven Seagal, con le sue Trappola in alto mare, Trappola nei ghiacci, Trappola a Ginestra Fiorentina e per finire Trappola in culo, l'ultimo della serie (un'altra sua performance indimenticabile direi che può essere Nico, andate a vedervelo, che non ha nulla a che vedere con quello di Mai dire gol). Da citare ci sono anche Van Damme e Dolph Lundgren, per amore di completezza, ma so che ne mancano ancora molti all'appello. Per ultimi, anche se un pò mi dispiace includerli in questo elenco, ci sono quelli dell'A-team; dimentico, infine, Rambo, sebbene per quest'ultimo sarebbe opportuno aprire il capitolo telefilm e guerra fredda, capitolo che però, tristemente, includerebbe anche McGyver (lo so, dispiace anche a me, ma era davvero una propaganda triste).




Tutti questi personaggi hanno almeno un tratto in comune: oltre ad essere interpretati da attori privi della capacità di esprimere qualsiasi emozione umana (e che per quache strano motivo hanno spesso nomi o cognomi italoamericani, il peggiore dei quali secondo me è Cobretti, in arte Cobra, interpretato da Stallone nell'omonimo film, ma si accettano suggerimenti) Rino Raines di Renegade e co... hanno un'altra caratteristica comune: quella di essere delle "vittime del sistema". Spesso si tratta di poliziotti, magari dai modi spicci, ma giusti, che sono stati inculati da altri poliziotti, corrotti e intramati politicamente. Spesso l'eroe di turno viene incastrato, come si dice, e accusato di reati non commessi. Scattata la trappola (taaac) l'eroe è costretto a fuggire inseguito dalla legge perversa, senza avere la possibilità di difendersi. In questi casi, in genere, o l'eroe si sistema trovando un lavoro presso qualche generoso e stravagante comprimario (vedi in Renegade il simpatico pellerossa Brascombe Richmond, nella foto qui accanto; Brascombe: ma poi che cazzo di nome è?), oppure, comunque sia, è costretto a darsi alla macchia.




L'idea che sta dietro a tutti questi personaggi è quella di un sistema malato, la burocrazia, la polizia, la legge, che danneggia l'individuo onesto, il quale, a questo punto, è costretto a ribellarsi e a cercare di farsi giustizia da solo. Il farsi giustizia da solo, spesso con ogni mezzo e nel totale disprezzo della legge e della morale, non è un crimine, in questo caso, perché l'individuo è stato tradito dal sistema ed in virtù di questo tradimento è legittimato ad usare ogni metodo per ripristinare la giustizia: ormai, la legge del sistema non ha più valore.




L'ideale di questa ribellione originaria è il mito fondatore dell'Indipendenza americana, in cui i coraggiosi coloni del nuovo mondo si ribellarono alla corona inglese e conquistarono le loro terre e la loro libertà. Appare a tratti anche il mito della frontiera, dello spazio aperto da conquistare, simbolizzato magari dalla moto e dagli spazi aperti, che infatti in Renegade appaiono di continuo. Quest'ideale dell'individuo che in virtù di un tradimento originario esce dalla legge e dallo Stato, diventando unica ed autonoma fonte di giustizia, è un ideale che riappare nella guerra di secessione, dalla parte sudista, e che più attualmente è il centro della concezione (anti-)politica repubblicana ed in particolare neoliberista, in cui lo stato è chiamato sempre più a farsi da parte a favore dell'individuo: niente sicurezza sociale, niente tasse, solo Libertà (con la elle maiuscola) e qualche fucile. Dalle nostri parti, Berlusconi e la Lega sono i rappresentanti migliori di questo pensiero che scorre sempre vivo in due secoli e mezzo di cultura americana e che, grazie soprattutto a mediaset, ha abbondantemente raggiunto anche noi.




Comunque, il più tenace di questi personaggi da telefilm, che ancora resiste sul piccolo schermo è, credo, Walker Texas Ranger, interpretato da quel simpaticone (brrrr) di Chuck Norris. Nel corso delle primarie americane per il partito repubblicano, il coraggioso Norris ha pubblicamente appoggiato Mike Huckabee (ma dove cazzo li trovano questi nomi?), uno dei candidati favoriti. Va notato che il personaggio del suo telefilm è esplicitamente plasmato sul suo personaggio pubblico, politicamente schierato; va notato anche che il suo telefilm è trasmesso da Rete4, ininterrottamente, da più di dieci anni.





Dopo queste elezioni si è parlato spesso del controllo dei media da parte della politica, ma mi sembra che quasi sempre si sia creduto, sbagliando, che i messaggi politici più incisivi provenissero soltanto, o principalmente, dalla bocca dei politici. Da quest'idea nacque la par-condicio, quella legge imbecille che conta le parole dei politici e cerca di fare in modo che tutti ne dicano la stessa quantità. In realtà mi sembra chiaro che i messaggi politici passano attraverso la cultura, attraverso le storie, e nel caso della nostra cultura, attraverso i libri, i film, ma soprattutto la tv (Berlusconi, per non sbagliare, controlla tutti e tre, ma, come sappiamo, ciò non ha alcuna rilevanza politica). E' attraverso questi canali che si trasmettono le mitologie, cioè quelle riserve di conoscenze collettive che ciascuno ha a dispozione per elaborare un immagine della propria condizione e, eventualmente, decidere come muoversi in base a tale immagine. Con questo non voglio dire che se uno è sottoposto a questo tipo di messaggi in modo massiccio, automaticamente ne esca lobotomizzato, ma che, secondo me, è questo il canale attraverso cui si trasmettono una grande quantità di messaggi che hanno un intrinseco contenuto politico. Vorrei vedere se qualcuno ha il coraggio di dire che non c'è nessuna correlazione, almeno statistica, tra l'essere sottoposti a questi messaggi e le proprie idee politiche, sebbene mi renda conto che io stesso, assieme a molti altri (ma forse sempre meno), non rientro (almeno per il momento) in questa casistica. A parte, ovviamente, il giubbotto di pelle, la passione per le moto, quella per le armi e infine la brutta abitudine, che mi ha attaccato direttamente Bruce Willis, di rovesciarmi mezzo barattolo di aspirine sul palmo della mano e di ingoiarle senz'acqua, così, per farmi passare le sbornie la domenica mattina... (per la cronaca, quando gli U.S.A. hanno invaso l'Iraq, pare che Bruce Willis abbia chiesto che fosse fatta un eccezione alla legge, per permettergli di arruolarsi nei Marines).



AVVISO

Sono consapevole che oggi è la festa della Liberazione ma non la festeggio (anche perchè sono in Franza). E' vero, ci hanno liberato e ci siamo liberati, ma da chi? I nazisti? Sicuro. I Fassisti? Dubito. Sotto il fascismo, tutti fascisti; dopo il fascismo e la guerra, tutti antifascisti (sebbene con molti se e qualche ma...). E oggi? Forse il problema è che gli italiani non si sono mai liberati da se stessi, da quella stessa debolezza, ignoranza e stupidità che gli ha messi nella merda una volta ( e basta?) facendoli ottenere la sicurezza (ma quale?) di un posto al sole, quello che Mussolini voleva anche per l'talia coloniale, in cambio del polso, del rigore, in cambio dell'autoritarismo totalitario. Un affarone.

CON-SU-MATRIX

Tutti conoscono, penso, il film Matrix. In particolare mi interessa il primo episodio, perché la trilogia, cosiddetta, ha decisamente preso una piega cyberglam/profetica, ed è stata trasformata in un operazione di marketing incrociato come forse non ce ne erano da Guerre Stellari.



Tutti si ricorderanno la storia, che è inutile raccontare, ma ad interessarmi è un aspetto. Dunque, Neo scopre, grazie a Morpheus e alla sua pasticca colorata (mi raccomando: ammiccamento, strizzatina d'occhio, gomitatina e risatina infantile...) che il mondo che lui ha sempre conosciuto non è che una finzione pressochè perfetta. Nel film, il mondo che noi spettatori riconosciamo immediatamente come reale, simile al nostro, e che anche gli esseri umani, nel film, considerano tale, è prodotto in realtà da un programma di nome Matrix. Anzi, quel mondo stesso, un ambiente virtuale in cui gli esseri umani credono di vivere, mangiare, sentire, pensare, si chiama Matrix. Ma dove sono realmente gli esseri umani?



Gli esseri umani, pur credendo di vivere in un mondo all'incirca fermo alla fine degli anni novanta (benchè non siano date indicazioni su come il tempo storico scorra dentro Matrix), sono in realtà prigionieri in un mondo disastrato, in cui le macchine hanno vinto una guerra contro il genere umano e hanno preso il controllo del pianeta. Dal momento che, non ricordo per quale ragione, sulla terra il sole è stato oscurato e non c'è più molta energia a disposizione (anche perchè le macchine, ormai capaci di intendere e di volere non hanno la minima intenzione di produrla loro, e mi pare anche giusto), le macchine hanno imbastito una produzione di energia a partire dalle persone. Si vedono per brevi istanti delle gigantesche coltivazioni, delle specie di campi, in cui gli uomini sono racchiusi dentro dei cyber-bozzoli che attraverso particolari innesti prelevano la loro energia, che alimenta le macchine.



Quest'idea della macchina ribelle, il mito del prodotto umano che sovrasta lo stesso uomo produttore (un pò come è successo a Dio), dominandolo, è molto comune: basta ricordare la carriera cinematografica dell'attuale governatore della California, Arnold Schwarzenegger (e l'ho anche scritto bene, tié!), che in gioventù ha interpretato un famoso cyborg (Ma dov'è finito il suo nemico del secondo episodio, quello che si scioglieva? Pensate che figata se lo candidavano i democratici alle elezioni in California... forse schwarzy lo avrebbe eliminato ancora con l'azoto liquido, chissà...). Terminator, come ogni buon libro di storia dovrebbe spiegare, tornava indietro nel tempo per uccidere il futuro capo dei ribelli umani, il futuro ultimo baluardo in difesa dell'umanità contro le macchine. Il capo però non era ancora nato, e neanche concepito, poichè il padre sarebbe stato un uomo anch'egli venuto dal futuro per difendere la futura madre dal cyborg, quindi... facile... vabbè lasciamo stare, non è importante.



Tornando alle macchine, negli ultimi anni, forse perchè ci siamo assuefatti alla tecnologia, non ci interessa più molto di sentire qualcuno che ci mette in guardia dai pericoli della dipendenza dalle macchine; ormai è andata. Ma il senso di Matrix, o uno dei sensi, una delle possibili interpretazioni, o comunque quella che mi garba di più, ha a che vedere con qualcosa di diverso dalla tecnologia. Il sistema che le macchine hanno creato, prevede che gli uomini siano tenuti in vita, e nulla più, con un nutrimento artificiale, indotto tramite tubi, e che in cambio producano l'energia necessaria alla sussistenza delle macchine. Perchè ciò possa avvenire però le macchine hanno capito che occorre dare alle persone dei sogni, farle vivere in un mondo che magari non sia perfetto, ma che comunque sia un mondo che considerano normale, con gioie, dolori, successi, privazioni, ecc.... In termini molto cinici si può anche dire che ciò che avviene tra macchine e persone è nulla più che uno scambio: in cambio dell'energia, le macchine semplicemente nutrono e tengono in vita le persone come delle larve, e per far ciò fanno loro credere di vivere in un mondo in cui si muovono, in cui inseguono cose, traguardi, obiettivi, gratificazioni, ecc... . Cypher, il pelato cattivo, traditore e pure berlusconiano, afferra l'idea che forse non vale la pena sbattersi per distruggere le macchine e riconquistare le macerie di un mondo ormai disrutto: tanto vale tradire gli umani e farsi reimmettere im matrix sotto forma di star del cinema o della musca, pieno di donne, bello e di successo. Accetare l'illusione e giovarsene (la condizione è di non esserne coscienti) piuttosto che rifiutarla in nome di una verità dolorosa.



La critica che tradizionalmente si fa ad un sistema economico di mercato capitalistico è che in esso si da il lavoro, il meglio del proprio tempo e delle proprie energie, in cambio di un tot di denaro che tante volte serve a tenere soltanto in vita, ma tante altre neanche. Quando si parla di libertà di lavorare, di opportunità di lavoro, si omette il fatto che in realtà si è costretti a lavorare, e per tante ore quante un sistema di prezzi e di consumi impone di fare. E' il bisogno di denaro a far lavorare tanto quanto ce n'è bisogno, perchè, come si dice in francese, "senza lilleri 'un si làllera". Ma cos'è che fa sì che questo scambio di sussistenza per energia abbia senso?



Sono dei sogni, è un programma in cui ci muoviamo immaginandoci, come vorrebbe cypher, belli, ricchi, pieni di donne, spade e danari (o danè, oppure schèi, come le nuove leggi leghiste che entreranno tra poco in vigore imporranno di chiamare gli euri). Una realtà immaginifica, artificiale, in cui nessuno ci rompa il cazzo, per favore, che dia modo di dimenticare le ore passate ad accumulare durante quelle passate a spendere, e così via... . La cosa che sfugge, anche a me, è chi siano le macchine, cioè quelle che hanno imbastito il sistema e che ne traggono maggiore profitto, e quali forze le guidino e le spingano a fare ciò che fanno. Non lo so. Neanche conosco la ragione che ha spinto i fratelli Wachosky, gli stessi ideatori del film basato su V per Vendetta, a creare questa gigantesca metafora di un mondo atificiale, di consumi, fatto apposta per nascondere e rimuovere quello "vero", che sta al di sotto di esso, per poi trasformare Matrix in una delle più spettacolari operazioni di marketing e di merchandising incrociato: hanno creato un universo immaginario a cui si accede tramite (l'acquisto di) pupazzi, videogiochi, film, fumetti e chi più ne ha più ne metta... la sensazione è che forse Matrix abbia mangiato anche loro, e che forse, come Cypher, anche loro abbiano scelto coscientemente di ingoiare la pillola dell'oblio (blu o rossa, non me lo ricordo qual'è) e di viverci dentro, godendone. Ma a spese di chi?

giovedì 24 aprile 2008

lunedì 21 aprile 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Quella cabina elettorale, piantata nell'aula di una scuola o di un municipio, è il simbolo di tutti i tradimenti che l'individuo può commettere verso i gruppi di cui fa parte. Essa dice a ciascuno: «Nessuno ti vede, non dipendi che da te stesso; stai per decidere nell'isolamento e in seguito potrai nascondere la tua decisione o mentire». Non c'è bisogno di altro per trasformare tutti gli elettori che entrano nell'aula in traditori in potenza gli uni degli altri. La diffidenza accresce la distanza che li separa. Se noi vogliamo lottare contro l'atomizzazione è necessario prima tentare di capirla. Gli uomini non nascono nella separazione: vengono su nell'ambiente familiare che li fa durante i loro primi anni. In seguito essi faranno parte di diverse comunità socio-professionali e fonderanno essi stessi una famiglia. Li si atomizza quando grandi forze sociali - le condizioni di lavoro in regime capitalista, la proprietà privata, le istituzioni, ecc. - si esercitano sui gruppi di cui essi fanno parte per . smembrarli e ridurli alle unità di cui si pretende che essi si compongano."

J.P. Sartre, discutendo sulla differenza tra exit poll e risultati elettorali (?!)

martedì 15 aprile 2008

CRONACHE DA UN NAUFRAGIO. PRIMA PUNTATA (TENERE DURO, GENTE)

Berluska ha stravinto, Walter ha strafatto quello che doveva, la sinistra strarischia l'estinzione: pare che Diliberto abbia già prenotato il posto per farsi mummificare accanto a Lenin. Beato lui.


I

Un'onda gigante si è abbattuta a sinistra, spazzando via molte cose a cui molti tenevano, molte cose che erano importanti, anche per chi le ha disprezzate o non ne ha mai tenuto di conto. Temo che saranno rimpiante.

In mezzo a questo naufragio, mi guardo intorno e vedo galleggiare alla deriva falci e pezzi di martello (come può un martello galleggiare? Forse allora è tutto un sogno...); vedo una custodia portaocchiali omai vuota venire sommersa dalle onde; un pelato che credo sia Marco Rizzo dei comunisti italiani cercare di salvarsi, disperato, attaccandosi ad una copia di Das Kapital di Karl Marx (non la traduzione Sbardella però. che sennò non ci siamo). In mezzo a tutto questo caos, c'è una piccola scialuppa: un uomo barbuto, che capisco essere Ferrando, del neonato Partito comunista dei lavoratori, guarda all'orizzonte con la sicurezza di chi sa dove andare, seguendo nel cielo la stella rossa di Troschi (si scrive così?): nel frattempo i suoi giovani aiutanti cercano disperatamente di togliere via a secchiate l'acqua dallo scafo, che lentamente affonda, nonostante il capo stia lì in piedi, fermo, sicuro, impassibile. Lui sa.

Mentre nuoto per salvarmi vedo Pecoraro Scanio dei Verdi a cavallo di una balena: il cetaceo l'ha aiutato, sì, ma solo in cambio di venti euri. Neanche l'ambiente ha più un'anima ormai, una parte di sé inalienabile, una parte di sè che non sia in vendita.



II

Mi attacco alla coda della balena, che fortunosamente mi trascina verso un'isola, da cui sento levarsi canti e grida di gioia: c'è una voce saccente nel mezzo, che sbraita e sputacchia, mentre intorno tante piccole voci di insetto gridano ballando attorno ad un falò, nel quale gettano tante banconote di euro insieme alle tessere elettorali. E' l'isola dei Grillini, capeggiata da un comico che non fa più ridere manco il cazzo. No. Meglio annegare. Non so dove arriverò, ma vado da qualche altra parte, a costo di morire.



III



Sento il rumore di una sirena gigantesca e mi giro, speranzoso: c'è una grande nave verde, è enorme:



"Cos'è?" Mi chiedo.



Ha un simbolo sulla fiancata che non ho mai visto, una croce, una magherita, una bandiera americana, sovrapposti ad una falce e martello; però su quest'ultimo simbolo c'è un frego rosso, come di correzione scolastica, ed accanto un enorme neo:



E' la Wolter, la grande nave ammiraglia del Piddì. Nonostante la batosta ha retto, era preparata bene per reggere l'urto. Le cose hanno messo al peggio, ma ha retto.



Si dice imbarchino un pò di tutto, ma appena a bordo si viene subito presi e sottoposti ad interrogatori medievali con torture in stile Torquemada da parte di un vecchia arpia schifosa, tale Binetti. Se si passa il test, si è ammessi, basta solo fare quello che dice la bacucca.



Mai. Non mi avranno.



IV

Sto perdendo le speranze, lo ammetto. Mi è appena sfilato accanto un piccolo cabinato, da cui ho sentito uscire musica, urla di ragazze e tonfi di bottiglie che si stappano: sono i socialisti, vanno in Nord Africa da soli a finire i loro giorni, senza rimpianti. E' un comportamento tipico della loro specie. Devono finire soli, nel loro decadente splendido isolamento. Non potrebbero aiutarmi, neanche se lo volessero.



V



Ecco che però mi arriva alle orecchie una musica celestiale: proviene da uno scoglio, sopra c'è appollaiato una specie di lamantino coperto di bava, con due enormi tettone. E' un Bondi, un animale ibrido che con quella melodia celestiale attira un pò tutti i tipi di naufraghi.



Oddìo, è pieno di ex comunisti! Guardali! Tutti lì, su quella spiaggetta, che giocano a pallone insieme a Ronaldigno...e c'è anche pieno di fihe!



Tiro fuori il mio orgoglio residuo, accarezzo il mio piccolo tatuaggio di Che Guevara e vado avanti, mi dico che posso anche morire, a questo punto davvero, piuttosto che andare su quella spiaggia, con loro.



VI



Sono allo stremo, ogni bracciata è sempre più pesante, sempre di più... e infatti cedo, mentre l'acqua mi porta alle orecchie il suono ovattato di una canzone, un cazzo di inno, che dice:



"Meno male che ilprincipaleesponentedelloschieramentonostroavversario c'è."



"Ma vaffanculo vai! Almeno muoio contento per non sentire più questa canzone del cazzo. Non vi vedrò mai più. Merde!"



L'acqua penetra ogni foro sulla mia faccia, orecchie incluse, mi entra dentro, ed io dentro lei. Non sento più niente.



"Anche Ferretti ha tradito" penso.



"Anche Giovanni Lindo del cazzo Ferretti ci ha traditi tutti", sono gli ultimi pensieri sconnessi, prima di cadere nel buio.
Continua...



Fine prima puntata. Nei prossimi la seconda. Nel frattempo: tenere duro, gente, perché un seguito c'è. C'è sempre un seguito.

Avviso

LETTERA DI UN ASTENSIONISTA CRITICO AD UN ALTRO ASTENSIONISTA CRITICO

Ciao!
Hai visto che banda?! Anch'io ho fatto annullare il mio voto facendo mettere a verbale e spiegando a tutto il seggio che rifiuto la rappresentanza in uno stato in cui i palamentari prendono i soldi fottendosene dei veri problemi e facendo cricca tra loro! Che grandi che siamo!
Sai che però stavo pensando: ora che i comunisti e i parolai sono fuori dal parlamento, mi chiedevo chi è che si opporrà, per esempio, ad una svolta legislativa clericale. Cioè, se metti caso il progetto di Fomigoni di cristianizzare la sanità lottizzando le A.S.L. fosse esteso a livelli più ampi della sola Lombardia e se ci fosse, in generale, un aumento dei toni razzisti e della retorica delle radici cristiane, quali partiti vi si opporrebbero? Mi viene il dubbio che forse, a insistere su questa storia della Casta, ci è sfuggito che i politici, bravi o meno bravi, non agiscono esclusivamente per magnare, quanto piuttosto per costruire un modello di società, all'interno del quale, poi, i soldi possono avere più o meno importanza. Mi viene l'idea che sia più il senso comune a ragionare per convenienza economica, mentre la realtà forse è un pò diversa. Mi chiedevo anche quale partito possa ora criticare dentro le istituzioni un modello di società basata sul principio del mercato.
Sono certo che nel futuro organizzaremo manifestazioni quando ce ne sarà bisogno, per far vedere che anche senza rappresentanti abbiamo un peso nella società. Riguardo a questo, mi è venuto poi un ulteriore dubbio: se la Polizia ci prenderà a manganellate, chi è che insisterà per una commissione di inchiesta? Quale parte politica prenderà le difese di quei pezzi di società che in Piazza ci vanno anche per criticare lo stato (di cose) e non solo gli zingari?
No, perché pensavo che è proprio questa politica attiva, da '900, che sta morendo; è l'idea di partecipazione e di impegno diretto, di cittadinanza attiva, che sempre più finisce per prendere manganellate, come se fosse normale essere caricati e picchiati per aver alzato la voce o tirato un uovo.
A pensarci bene, ho la sensazione che le uniche forze politiche che hanno pagato il prezzo del passaggio alla politica del terzo millennio, sono, paradossalmente, le uniche che davvero credono ad uno stato che potesse davvero rappresentare le persone e che si prenda cura di loro, piuttosto che ad uno stato maligno, che piano piano deve inesorabilmente ritirarsi per lasciare campo libero agli attori economici (e quindi si torna alla giungla).
Non so, quindi: oggi mi sono alzato ed ho iniziato ad avere dubbi, ed una brutta sensazione riguardo al futuro; ho paura che le cose non andranno tanto per il meglio e che forse abbiamo fatto un pò una cazzata a togliere il voto a quelli a cui l'abbiamo tolto...Te che dici?
Ciao

giovedì 10 aprile 2008

S PER SICUREZZA (O ANCHE W PER WELTONI)

Oggi racconto due cazzate su un fumetto e un film e poi non so dove gli argomenti mi porteranno esattamente, quindi vediamo un pò.

Allora, recentemente ho rivisto il film V per Vendetta mentre il fumetto è un pò che non lo leggo, però credo comunque di poter parlare del soggetto senza grossi sputtanamenti.
Le vicende si svolgono in un futuro, un fantafuturo, in cui l'Inghilerra è dominata da un regime fascistoide, mentre gli stati uniti praticamente sono stati distrutti da una guerra interna. Uno degli aspetti più interessanti della storia è il fantaregime. Gli autori, Moore in particolare, hanno immaginato un futuro che non si differenzia dal presente tanto per l'esistenza di qualche tecnologia particolare -tipo Blade Runner- ma piuttosto per il particolare assetto politico e sociale in vigore. In questo, ricorda più Arancia Meccanica o 1984 di Orwell.
In pratica, in quest'Inghilterra futura, è andato al governo un partito neofascista che ha ricevuto tutti i consensi possibili dopo che ha promesso sicurezza in seguito ad alcuni oscuri attentati terroristici, in cui sono sate usate armi chimiche e batteriologiche. Il regime ha eliminato quasi ogni forma di opposizione e di diversità culturale -omosessuali, oppositori vari, ecc...- con il pretesto della sicurezza. Per esempio, nelle città vige il coprifuoco serale, e nella prima pagina della graphic novel si vede una telecamera che riprende una strada -in ogni luogo ce c'è una- e sotto alla telecamera c'è un cartello con una scritta che recita:

"Per la vostra sicurezza"

In effetti, lo Stato è caratterizzato da un imponente apparato di polizia, di spionaggio e di investigazione: dietro ogni angolo, in cima ad ogni lampione, dentro ogni telefono o televisione c'è sempre una telecamera, una microspia, e qualcuno, all'atro capo, che ascolta, che controlla. Il controllo non risparmia neanche chi fa parte del sistema poliziesco, chi vi lavora, in pieno stile staliniano, maccartista e nazista: nessuno è davvero al sicuro e perciò tutti sono costretti a dare continue prove di fedeltà. L'incertezza e la paura non sono mai risolte davvero, ed è in questa rincorsa impossibile che si gioca la conservazione del potere.

V è una specie di supereroe fumettistico, con particolari poteri, ovviamente, e con una maschera, immancabile. Detto questo, non ha nulla a che vedere con i supereroi dei fumetti, tipo superman, uomo ragno o roba così.

Prima di tutto è un eroe politico, o comunqe politicamente ipirato. E' un anarchico, ed in effetti in film ed il fumetto si presentano anche come riflessioni, molto vivaci, sull'uso della violenza nella politica: V fa un uso contraddittorio dei suoi mezzi e della sua filosofia, di cui non vengono nascosti i limiti. Un altro aspetto interessante è il potenziale delle idee, l'importanza di conservarle, di elaborarle, ma, soprattutto, viene identificata una contraddizione insanabile entro qualunque tipo di idea, riassunta nella formula "le idee non amano". Infatti, l'idea e la pratica di giustizia portate avanti da V non guardano in faccia nessuno: questi si limita a studiare un sistema, ad individuarne i punti deboli, e poi infine a fare in modo che crolli su se stesso: chi si ritrova coinvolto, viene semplicemente spazzato via, in nome di una giustizia che nel suo spirito richiama più, appunto, una vendetta.

Questo era solo per dare un'idea -chi ha voglia può leggere il fumetto e/o guardare il film- ma quello che mi sembra interessante è qualcos'altro. Innanzitutto, va detto che Alan Moore, che è il creatore del personaggio e della storia assieme al disegnatore David Lloyd, si è lamentato del film, che è stato semplificato ed alterato nella sua componente più politica: se infatti il fumetto era una rappresentazione di uno scontro tra fascismo e anarchia, il film assume un tono più populista -e americano, aggiungerei- mettendo in scena uno scontro, duro ma superficiale, tra tirannide e Libertà, con la elle maiuscola. Oltre a questo, però, c'è almeno un dettaglio del film che secondo me deve essere valorizzato.

Il regime esercita un controllo capillare attraverso i mezzi sopracitati sulla vita delle persone, ma la sua caratteristica principale, che viene fuori nella storia, è il fatto che tale regime è stato instaurato dopo alcuni attentati terroristici di matrice non chiara. Questi attentati con armi chimiche e batteriologiche hanno fatto decine di migliaia di morti subito prima delle elezioni, mandando al potere chi prometteva una svolta securitaria e legalista. La storia di questi attentati ha un legame particolare con le origini di V, a cui non accennerò per non sputtanare niente della trama.
Ora, come ho già detto, la regia, la sceneggiatura e la produzione del film sono americane - l'isprazione è dei fratelli Wachowski di Matrix- mentre il fumetto è di fattura inglese. Nel film è dato molto più risalto alla vicenda degli attentati di quanto non sia fatto nel fumetto. Inoltre, nel film, compare una categoria di nemici del regime particolare -i musulmani- che nel fumetto non vengono mai citati.


Per farla breve, credo che nello spirito, il film sia abbastanza chiaramente riferito all'11 settembre. Quello che suggerisce è, per prima cosa, che la reale matrice degli attentati sia interna, o che comunque parti dell'amministrazione americana, leggi Bush e C.I.A., abbiano avuto un ruolo attivo nel portare a compimento gli attentati alle torri e al pentagono (vedere ad esempio luogocomune.net, c'è il link in basso a destra).
Questo secondo me è il messaggio di fondo, particolare e tutto americano, che muove il film, anche se la cosa non è troppo esplicita. C'è però anche qualcosa di meno americano e più generale in questa faccenda, che riguarda la campagna elettorale in corso, e soprattutto un punto di principio fondamentale ed irrinuciabile per ogni forza politica, e anche per il neonato Piddì.

La paura è un importante fattore di consenso e coesione per la società (viene da ripensare anche a Bowling 4 Columbine di Michael Moore per esempio): il mito della sicurezza sembra essere anche quello che spinge la politica da noi. "Le città non sono più sicure, la gente ha paura, non vuole più uscire di casa!" E' vero. Però è vero anche, secondo me, che la gente cosiddetta ha smesso di uscire di casa prima che la città non fosse più sicura. Ho il sentore, cioè, che se anche le città fossero più sicure (= meno popolate), le persone non uscirebbero, non starebbero molto fuori a chiacchierare, ad incontrarsi. Quello che ci manca, secondo me, è l'idea e l'abitudine a concepire degli spazi pubblici, proprio dei posti, cioè, in cui uno sta senza pagare. Per esempio: si va insieme al bar, al pub, in discoteca - in luoghi dove si paga, sempre- ma non si sta sulle panchine, nelle piazze, o comunque lo si fa sempre meno (noi italiani più di altri, va detto). La vita è fondamentalmente organizzata per lasciare spazio alla televisione come fonte di svago, o comunque sempre al privato come luogo dove, al limite pagando, si può stare insieme, socializzare e divertirsi (e svagarsi nel senso anche di prendere le svaghe). Questo dipende forse dal fatto che nelle grandi città le persone non si conoscono e perciò non si fidano minimamente l'un l'altra. Sicuramente. Oppure anche dal fatto che il lavoro porta via troppo tempo ed energie, a tutti (a me no, fortunatamente, almeno per ora: ed è anche per questo che ora sono qui a dire queste cose). Sicuramente.
Di fatto, quando penso alla sicurezza mi viene in mente l'immagine di una qualche grassa città del centro nord, finalmente ripulita da tutti gli elementi di disturbo, da tutti quelli cioè che hanno la spudoratezza di vivere, socializzare e manifestare se stessi in pubblico. Una città libera finalmente da tutti i mali, da tutti quelli che non parlano Veneto, da tutti quelli che hanno altri colori di pelle, da quelli che la sera fanno casino e la mattina non lavorano. Liberi da chi non produce (magari perchè non ne vede il motivo). Finalmente, liberi da tutto questo, mi immagino le persone felici, serene, sicure, andare a dormire ed abbandonare la città deserta, già vuota e morta dopo le 6 di sera. Tutti in casa, a guardare la tele. Mi immagino un barista che tira giù la saracinesca, dopo che ha smesso di servire bianchini (=bicchierini di vino bianco) a qualche anziano che ancora esce di casa per vedere qualcuno. La saracinesca scende, il vento si porta dietro qualche cartaccia, che sale verso il cielo. Un cane abbaia, in lontananza. Poi, ogni tanto, uno sparo (indovinate: quale zona d'Italia ha il più alto tasso di suicidi?). E questa è la sicurezza, la vita nella città finalmente pulita e sicura.

mercoledì 9 aprile 2008

CITAZIONI DEL GIORNO

Dell'Utri ha rilasciato un'intervista al Corriere in cui ha amabilmente trattato alcuni argomenti di attualità e di storia. Riporto le citazioni seguenti.

La prima riguarda un agomento che è sempre stato di grande interesse per la destra italiana, una di quelle battaglie che fin dalla nascita di Forza Italia sono sempre state al cuore del pensiero politico di Berlusconi e co.: si tratta dello sterminio degli omosessuali durante la seconda guerra mondiale.

OMOSESSUALI - «Il tema degli omosessuali è sempre stato ritenuto una sorta di pruderie, come si direbbe in Francia, ed è tuttora grave il silenzio su questa pagina nera della storia. È stato sbagliato non tirarlo fuori, quando invece bisogna guardare con chiarezza ad argomenti così importanti».


PENTITI - «Posso dire di conoscere quasi tutti i pentiti di mafia, ma oggi faccio fatica a individuarne uno sano, anche se ce ne saranno» ha aggiunto Dell'Utri. «Non bisogna però scordare - aggiunge il senatore di Forza Italia - quelli che vengono tirati fuori per essere incisivi durante un processo importante, per poi essere dimenticati dallo Stato quando non servono più, a rischio della propria vita».


«MANGANO E' UN EROE» - «Il fattore Vittorio Mangano, condannato in primo grado all`ergastolo, è morto per causa mia. Mangano - ha poi aggiunto Dell'Utri - era ammalato di cancro quando è entrato in carcere ed è stato ripetutamente invitato a fare dichiarazioni contro di me e il presidente Berlusconi. Se lo avesse fatto, lo avrebbero scarcerato con lauti premi e si sarebbe salvato. E` un eroe, a modo suo».

Avete presente chi era Mangano? Era lo stalliere di Berlusconi, condannato per mafia;inoratica era accusato di essere l'anello di congiunzion tra Dell'Utri e alcuni esponenti di Cosa Nostra; mise anche una bomba in una delle ville del suo capo per convincrlo non mi ricordo a fare cosa.

Chiudo con una perla su calciopoli:

MOGGI - «Moggi è una persona simpaticissima e sono convinto che le presunte manovre che gli vengono attribuite non siano vere. Le accuse sono nate dal suo grande successo. Moggi aveva organizzato bene le cose e così sarebbe stato ancora per molti altri anni. Il successo non è risparmiato nè perdonato a nessuno, neanche a Moggi».

domenica 6 aprile 2008

LA BUONA FEDE DI CHI CREDE IL VERO

Allora: leggete questo bell'articolo di Loiodice su Carmilla e poi tornate qua.

http://www.carmillaonline.com/archives/2008/04/002599.html

Quello che intende dire è qualcosa di abbastanza simile a quello che ho provato a dimostrare scientificamente anche io, sputacchiando e urlando a destra e a manca nei post precedenti; in altre parole, il fatto che la fede di Ferrara, come quella di molti altri, è sotanto un modo per ottenere condiscendenza da parte dei poteri, in questo caso, le gerarchie cattoliche. Ma il suo caso è secondo me ben più pericoloso.
Per sua stessa ammissione, pare che Ferrara sia un ateo devoto, cioè una persona che non crede in Dio ma che è ugualmente disposta, ne è anzi felice, a riconoscere un qualche primato alla chiesa cattolica. In questo caso, quello dell'aborto, si tratta di riconoscere alla chiesa un primato etico sulla società. Come dire, a me non interessa dio come essere supremo, come entità trascendente o quant'altro, ma solo come fonte di una morale, cioè come fonte delle regole funzionali al mantenimento ed alla gestione di un ordine sociale. Come dire, mento sapendo di mentire.
Ateo devoto significa quindi che anche se non credo che dio ci sia, sono comunque disponibile a comportarmi come se ci fosse. E questo perchè credo che siano tempi malati, "scristianizzati", ecc...
Di nuovo, si aderisce ad un sistema di regole per avere dei vantaggi, certo: Ferrara è stato comunista, craxiano, berlusconiano, ora clericale, e chissà cosa ci riserva il futuro..., ma non è detto che i vantaggi del credere siano immediati, siano soldi, siano potere.

Infatti, a parte l'opportunismo che è comunque una cifra di quest'epoca -leggere per credere lo scandalo dell'Università di Bari, mi sembra, sulla compravendita degli esami, per l'appunto, di economia- non è detto che si sia sempre in mala fede. Infatti, si può aderire ad una fede anche perchè si ritiene o si sente che ciò che quella fede sostiene sia vero. Cioè farlo in buona fede. Salvo poi credere che da questa verità dovrebbero derivare tutte le altre conseguenze: comportamenti, leggi, ecc...
Se andate su youtube, è pieno di filmati sull'aborto sotto ai quali utenti di ogni tipo, vi spiegano quante cellule ci vogliono per fare una vita. Scientificamente. Eppure, a loro sfugge il punto. E il punto è che queste concezioni qua, qualunque esse siano, se diventano legge, vanno ad appoggiare un ordine sociale e dei poteri precisi, che regolano la vita scegliendo sul corpo e nel corpo delle donne.


Ci sono due aspetti diversi, quindi: le verità e le loro conseguenze.

In effetti, il problema dell'aborto, non è tanto, secondo me, un questione di definire cosa è vita o cosa non lo è; e neanche di dimostrarlo su basi scientifiche, oppure di esserne convinti per atto di fede.
Il problema è che se io accetto "Quella" definizione di vita, tolgo automaticamente alle donne la possibilità di scegliere, e le lascio, una volta incinta, in balia dei poteri e delle forze che le circondano; nove su dieci, trattasi di poteri maschili, sotto forma di famiglie di provenienza, oppure di famiglie ancora da costruire. Il trucco sta nel rendere le donne dipendenti, e così facendo, costringerle ad appoggiarsi su qualcuno o qualcosa che le aiuti. Se non è lo Stato, è la famiglia, e questo, di nuovo va a vantaggio di un potere costituito. Nel migliore dei mondi possibili, si potrebbe anche dire che le donne possono benissimo cavarsela da sole. Però non è così, e il diritto all'aborto è una brutta parola che rappresenta l'antidoto pragmatico ad uno stato di cose che è malato alla radice. Se le donne avessero concreta libertà e potere di fare da sole, potrebbero anche non avere bisogno di questo diritto.

Buonafede o malafede, atei devoti o cristiani devoti, fascisti covinti oppure solo per tirare a campare, si tratta sempre della stessa cosa. Appoggiare un ordine sociale, appoggiare dei poteri, in nome di una verità, oppure di un calcolo, fa differenza soggettivamente, magari, ma all'esterno l'effetto è identico.
L'unico antidoto a questo dilemma tra buonafde e malafede sarebbe riprendere un 'eredità del '68, cioè un occhio attento a ciò che accade intorno, la sensibilità per le conseguenze politiche di ciò che succede. La coscienza politica. Di tutte le cose perdute, questa mi sa che sarà quella che più delle altre dovremo rimpiangere. La gente mi sembra infatti che non ce l'abbia, perché vedo che i ragionamenti vanno sul livello della verità, del "Voi allora cosa credete? Spiegatecelo a Noi! E poi si letica...".
Le opinioni servono a fare barricate, ed anche questa è malafede. Oppure, si difende la bandiera dela libertà d'opinione: "Io credo quel che mi pare, se secondo me è così che male c'è. Ho tutto il diritto."
Si, infatti; poi però quando si rompe tutto, i cocci li raccolgono sempre gli altri.

sabato 5 aprile 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Penso che Obama è (sic) un maghetto esorcista africano, indegno di fare il presidente degli Stati Uniti, quando dice che non è giusto “punire con un bimbo” una ragazza incorsa nell’incidente dell’amore."

Giuliano Ferrara, in evidente stato di gravidanza isterica.

venerdì 4 aprile 2008


Con loro, cioè i Pixies, mi è successa una cosa strana. Non ho mai dato loro grande considerazione (bravo, direte voi; infatti...) fino a un annetto fa, quando ho scoperto Surfer Rosa and Come on Pilgrim. Mi sono allora reso conto che una traccia di loro c'era in tanta musica che già conoscevo e che avevo apprezzato a suo tempo. Suonavano quello che avrei voluto ascoltare e suonare io in persona un pò di tempo fa, ma senza saperlo. Purtroppo quel tempo, almeno in parte è finito. Eppure capisco solo ora che qull'attitudine ironica, scansonata, cattiva e nichilista mi rappresenta e soprattutto mi avrebbe rappresentato come poche cose mi hanno rappresentato, quando ero guaglione. Forse mi avrebbe cambiato in qualche modo che non so dire. Forse no. Non lo saprò mai. Però, se devo scegliere i miei eroi musicali a posteriori, con un atto di revisionismo falso e ipocrita, scelgo Black Francis e co. Per me sono veri perché dicono cose che vedo, che sento e che forse capisco. Comunque, credo a loro come da adoloscenti si crede ai musicisti, da più grandicelli ai libri ed ai politici, e da vecchi non lo so ancora.

martedì 1 aprile 2008

LA CIVILTA' DELL'INDIFFERENZA: SOCCOMBERE ALLA BUROCRAZIA

Voglio raccontare brevemente cosa è accaduto a me e ad ale al momento in cui abbiamo richiesto un finanziamento qua a Parigi. Prima però devo premettere che i francesi sono notoriamente nazionalisti, è vero, ma una parte del loro nazionalismo significa che mantengono uno stato sociale la cui efficenza, inItalia, è uguagliata praticamente solo dalla Camorra e forse dal portavoce di Berlusconi nello smentire le puttanate del suo capo. Sono metodici, puntigliosi, ma in genere anche efficaci. Solo che la loro Repubblica è fondata sulla carta, sulla burocrazia. E la burocrazia, come si sa, è più stupida di un computer.


I
Allora, dovete sapere che la Francia offre la possibilità a tutti, giovani, coppie, lavoratori, studenti, probabilmente anche ai cani purchè in possesso di un adeguato foglio che ne certifichi la canezza, di ricevere una somma di denaro calcolata in base alla propria situazione fiscale ed all'affitto che si deve pagare; l'agenzia si chiama C.A.F., e viene fuori che ci corrisponderebbe una sommetta niente male, circa trecento euri mensili da condividere in nome dell'amore e dell'opportunismo che ci legano ormai da anni.
Dunque, ci rechiamo all'ufficio e consegnamo l'equivalente in fotocopie della Bibbia, più fototessere in ottupla copia, calco dentale nostro e delle ultime tre generazioni di nostri antenati per via paterna, più un francobollo, come richiesto dalle regole. Niente mazzette, perchè qua sono legalisti. Cosegnamo il tutto e ce ne andiamo in attesa della risposta.


II


Circa tre settimane dopo, la cassetta della posta sputa fuori una lettera, Mioddìo è la caf!. No. E' la lettera che contiene il codice di accesso al nostro account internet della Caf, per cui andiamo a vedere e...
"Il pagamento risulta sospeso. Per ulteriori informazioni contattate ecc ecc..."
Sospeso? Ma non è mai iniziato!
Bene, il giorno dopo, passata una notte insonne per motivi digestivi, torniamo all'ufficio della caf, in cui un meraviglioso esemplare di arpia ci spiega che il pagamento è sospeso poiché sono cambiate le leggi esattamente il giorno prima che consegnassimo il modulo e che occorre certificare due cose: la prima, un reddito o comunque delle entrate sicure (il furto non è considerato tale); la seconda, una copertura sanitaria. Lo Stato francese, in altre parole, non vuole aiutare gente che stia lì alla cazzo di cane, ma soltanto persone che abbiano qualcuno che fornisce loro ciò di cui hanno bisogno.
Liberté, Egalitè, Tiè.
Problema:
"Ma noi siamo cittadini europei e siamo in erasmus, abbiamo i certificati che attestano che abbiamo soldi e copertura sanitaria!"
No, niente da fare: serve la carta di soggiorno, ci dice la strega, sparendo per la pausa in una nuvola di fumo e lasciando dietro di sé solo l'eco di una risata spettrale.
Andiamo alla prefettura di Polizia per la carta di soggiorno.


III


Ci sono al'incirca 100/150 persone in fila fuori dalla prefettura, tra cui donne incinte, musicisti falliti ed alcoolizzati, barboni ecc... Il tempo sta mettendo a neve. Alzo gli occhi al cielo verso il Grande Traditore, che mi sorride e mi chiede se per caso ho qualcosa da reclamare:
"No no, tutto a posto amico" rispondo ("con te si parla dopo brutto bas..." )
"Come?"
"No no niente. Che freddo"

Dopo una mezz'ora e grazie ai suicidi di alcuni disperati davanti a noi riusciamo ad arrivare al banco della prefettura di Polizia. Un'anziana impiegata, stavolta paffuta e gentile e con le gote rosa da Nonnina, ci spiega, sfornando un teglione di biscotti all'anice, che noi studenti dobbiamo andare altrove a fare la carta di soggioro e precisamente dall'altra parte della città, vicino all'ufficio della Caf.
Ale è una maschera di cera, io più di merda, direi.
Saliamo sulla metro: tutt'e due guardiamo fuori dal finestrino e disegnamo con le punte delle dita dei piccoli segni di tristezza sulla condensa dei vetri, mentre le gallerie scorrono, per l'ennesima volta. Finirà davvero?


IV


Arriviamo all'ufficio che rilascia le carte di soggiorno per gli studenti, accolti da una fila più breve ma più ostica della precedente. In coda soltanto studenti cinesi, coreani, arabi e qualche sudamericano. Come è normale, dopo alcuni minuti iniziamo a chiederci perché siamo là: è evidente che siamo nel posto sbagliato perché ci guardano tutti strano. Siamo visibilmente gli unici europei.
Accanto a me c'è un impiegato nero, enorme, che aiuta un ragazzo coreano, credo, a riempire un modulo: l'impiegato parla solo francese, il coreano solo un pò di inglese e, appunto, coreano. Si guardano l'un con l'altro masticando mezze parole ciascuno nella sua lingua, poi uno indica una cosa sul foglio all'altro, l'altro dice qualcosa, e poi si guardano. Un istante immobile. Silenzio. Poi entrambi scuotono a testa leggermente e ricominciano.

Riusciamo a raggiungere l'unico bancone attivo, il secondo ha chiuso da una ventina di minuti per la pausa pranzo, provocando il suicidio di una ragazzo asiatico, che dopo essersi legato una fascia con degli ideogrammi in fronte, si è sparato alla tempia urlando qualcosa che non ho capito. Pazienza.

Chiediamo la nostra carta di soggiorno, temendo già la risposta. Infatti:
"Ma voi siete cittadini europei, non ne avete bisogno, sennò che l'abbiamo fatta a fare l'Unione Europea?"
"Bò pensavo l'U.E. ci fosse solo per fa aumentare i prezzi, si vede mi sbagliavo"
No, non l'ho detto, non avrei saputo dirlo in francese. Però ho detto altre cose e molte erano parolacce.
"Allora niente?"
"No ragazzi, niente. Mi dispiace."
Appena usciti io e Ale decidiamo di lasciarci per la disperazione. Poi ci rimettiamo insieme.
Torniamo alla Caf, incazzati come delle bestie.


V


Alla Caf ci accoglie l'impiegato addetto allo smistamento dei postulanti, si chiama Rashid, e ci pensa lui, dai retta. Gli spieghiamo, piagnucolando in coro, cosa è successo:
"Una tizia ci ha chiesto la carta di soggiorno ma non ce la fanno perchè siamo europei ecc..." Rashid prende a cuore il caso e ci porta dalla capa dell'ufficio, direttamente, saltando la coda, noi mediterranei ci si capisce subito. Anche la Francia è sul Mediterraneo ma dall'altra parte c'è la Germania, quindi poggio e buca fanno pari e non conta.
La capo ci dice che non esiste che dobbiamo fare la carta di soggiorno, ma che le leggi sono cambiate davvero e dobbiamo certificare di avere dei soldi.
"Siamo in Erasmus, abbiamo i soldi per forza!"
"Si ma quanti? Dovete dire quanti ne avete e dimostrare un'assistenza sanitaria. Queste sono le nove regole, mi dispiace"
"Per i soldi non lo sappiamo. Non è dato saperlo esattamente. Lo sa solo il Magnifico rettore, alcuni Camerlenghi e una segretaria che però non può dirlo a nessuno sennò la uccidono. Comunque il metodo per calcolare l'ammontare delle borse consiste nel:
prendere i 200 euro della borsa della regione Toscana, più 37 euro e 50 della sezione del Piddì di Siena in collaborazione con l'Opus Dei, a cui bisogna sottrarre però una cifra proporzionale al tasso d'inflazione reale previsto per il mese precedente, ma del 2006, il tutto fratto l'inflazione calcolata al momento della fondazione del Monte de Paschi, che vi agginge un 4,75% del totale, ma al lordo delle imposte sull'importazione del caffé dal Guatemala."
"Che fa?"
"370 euri tondi tondi, pare."
"Va bene"
La tipa scrive 370 euri a penna su un foglio, fotocopia i tesserini sanitari, e aggiunge tutto al faldone di fogli già consegnati. Fatto: abbiamo un fascicolo alla Caf che nemmeno Craxi a Tangentopoli.
"Potete andare, Se tutto va bene vi diamo la risposta tra un mese"


VI
Ancora dei soldi non ho saputo niente. Nel frattempo però, Rashid, l'impiegato all'ingresso della Caf, dietro lauta ricompensa, ha tagliato i copertoni dell'auto della prima burocrate con la quale abbiamo avuto a che fare.
Purtroppo, la nostra civiltà si basa sulla burocrazia, che il mio manuale di sociologia mi dice essere un organizzazione di funzioni che considera i casi particolari, gli individui, soltanto attraverso categorie astratte: un reddito, un'assistenza, ecc... Numeri, fondamentalmente. Il problema non è essere stronzi, in fondo mi regalano dei soldi. Il problema non è neanche con chi hai a che fare perché, salvo errori, chi ti è di fronte non può fare altrimenti, non può considerarti una persona con dei bisogni e con una situazione particolare alle spalle. In pratica, il sistema si prende cura di te, ma ti è al contempo indifferente. Il problema, in fondo, non lo neanche io qual'è, però, e che cazzo!