lunedì 19 gennaio 2009

ARABESCHI FUMOSI E TERRIBILI

Io non credo agli ordini mondiali. Mi sembra un'idea assurda che ci sia un centro di potere che detta le regole fino ai quattro angoli della nostra sfera di roccia. Non ci credo perché non credo alle teorie del complotto: sono una versione post-moderna delle teologie e teodicee, cristiane e non, con le quali si spiega il male, il bene, ecc... Sono idee rassicuranti, perché promettono che in definitiva un'ordine c'è, e il fatto che tale ordine corrisponda allo stato attuale della lotta tra male e bene oppure alle strutture dell'economia o degli interessi delle multinazionali, poco importa. Un ordine c'è e tanto basta a rassicurare noi uomini.
Ora, il problema è che io credo che l'11/9 sia stato pensato e sostanzialmente realizzato da poteri e forze interne agli Stati Uniti. Alla fine di qualche serata fumosa mi metto a pensarci. Inspiro, espiro e lascio scorrere davanti ai miei occhi tutto l'imprinting subito negli ultimi anni, e forse anche prima.
Le torri che cadono con quella metodicità, con ordine. Il terzo palazzo che cade senza motivo, dal nulla. La facciata del pentagono integra dopo che qualcosa, non certo un boeing, l'ha colpita. Penso alle manifestazioni pro-america e a quelle contro la guerra. Schiere di manifestanti. Penso alla Fallaci, al diritto di tutti di disprezzare i musulmani e l'Islam in generale, garantito dagli ottusi cantori di ogni potere forte, quali quelli attualmente al governo. Penso alla sottile paranoia che si insinua in tutti al momento di salire su di un aereo, quando un barbuto e seriosissimo potenziale uomo nero si siede alla mia destra. A Colle Val d'Elsa bisogna decidere se edificare un centro islamico con annessa moschea, ma è rischioso, pericolo terrorismo: viene progettato in vetro perché all'interno non deve accadere nulla di sospetto. Il mondo è cambiato e la mia percezione di esso, forse, ancora di più. Da quell'anno in poi, quasi niente, a livello politico è andato bene. Il g8, che sembrava il preludio a qualcosa di grande, è stato solo il canto del cigno dei movimenti, (quasi) mai più rivisti. Pur aspettandoci tutti il peggio, le cose sono andate ancora peggio.
Sembra di intravedere un lucido disegno, a volte, in tutto questo. C'era un movimento, quello no-global, che faceva paura, quale che fosse poi il suo potenziale reale. Finito, morto. Soprattutto negli U.S.A., una generazione che poteva unirsi ed impegnarsi al fine di costruire una nuova coscienza politica di massa, è stata inquadrata nei ranghi mentali e fisici del patriottismo, dell'ennesimo stringersi gli uni agli altri contro un nemico comune.
Chiunque abbia partorito questo piano è stato un genio. Una volta che la versione ufficiale sull'11/9 si è affermata ed ha portato le conseguenze che conosciamo, quale peso potranno avere le voci di dissenso che pure sono crescenti? La verità verrà a galla, prima o poi, ci mancherebbe, ma sarà tutto inutile: le priorità politiche saranno altre e parlare di ciò che è stato non avrà più importanza, né senso.

Alla fine di serate ancora più fumose penso all'Italia ma la faccenda si fa più confusa. Penso al biennio '92-'93. Fine della Prima Repubblica. Tangentopoli abbatte un sistema di ingranaggi politici oliati da denaro, montagne di denaro. Corruzione nonché abuso di soldi pubblici. Nel frattempo, prende il via la privatizzazione del patrimonio economico pubblico. Senza che la maggior parte delle persone se ne renda conto, l'intera ossatura economica della nazione, che ha guidato lo sviluppo dal dopoguerra in poi, viene venduta, spesso svenduta, in cambio di rapporti politico-economici di favore. C'è l'Europa e l'Italia deve per forza rientrarci. Peccato che la filosofia con cui le nascenti istituzioni europee sono condotte sia una fede ottusa nel mercato, ma nessuno trova una formula convincente per opporsi, mentre un'intera classe politica attende il suo turno al patibolo mediatico e giudiziario. C'è un terzo filo conduttore in questo periodo. E' la Mafia. Si è tenuto il maxi processo a Palermo e grazie ad un sistema di rotazione dei giudici, le garanzie che i mafiosi credevano di avere sono saltate. Vengono condannati, 41bis, regime durissimo, soprattutto per chi credeva di farla (quasi) franca. La vicenda si fa confusa. La Mafia sfida lo Stato ed uccide, tra gli altri, i due giudici. Penso alla foto famosa, quella in cui sono seduti accanto e si sussurrano qualcosa. La mafia piazza bombe in luoghi casuali e drammatici. Milano: Via Palestro. Roma: San Giovanni in Laterano, San Giorgio al Velabro. Via dei Georgofili a Firenze. Cerca interlocutori nelle istituzioni, gente nuova, ma è difficile. C'è un clamoroso vuoto di potere e serve qualcuno che lo riempia. Ma ecco che dal nulla un imprenditore milanese, ben radicato in Sicilia, comincia ad avvicinarsi pubblicamente alla politica, alla destra in particolare. Non che la storia o le teorie politiche gli interessino molto, il fatto è che l'opposizione alla sinistra è l'unico contenuto che lo avvicina a quelle forze politiche disposte ad un accordo. Fonda un partito, una cosa nuova, che cavalca l'ingenuo e diffuso bisogno di rinnovamento. Intanto, le stragi si concludono con il fallito attentato a Roma, vicino allo stadio, in occasione di Lazio-Udinese. E' l'Ottobre del 1993 e mentre le stragi finiscono nasce Forza Italia.

Certe volte vedo tutte queste immagini che mi passano davanti, una dopo l'altra. Non si sistemano mai in una configurazione definitiva ma disegnano traiettorie, arabeschi precari e terribili. Come un equazione che può e deve essere risolta. L'unica paura è che risolverla non cambi nulla. Nulla.

CITAZIONE DEL GIORNO

“Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle loro terre, per ripulire la Galilea dalla sua popolazione araba.”
David Ben Gurion