giovedì 31 luglio 2008

Non me ne ero accorto ma nel frattempo sono diventato un alieno

Giusto oggi sono tornato dal mio erasmus parigino, trascinando all'incirca una sessantina di chili di bagagli da solo (non sto scherzando) lungo una traversata in treno durata tredici ore. L'ho scelto io, è stata una bella esperienza, quindi bene così. Il problema è sorto nel treno che da Milano mi avrebbe portato a Firenze, dove nel tratto fino a Bologna ho avuto la compagnia di tre personaggi spiacevoli, di cui uno in modo particolare. Per rispettarne l'anonimato (comunque i nomi li ignoro e va bene così) li chiameremo: Milanese del cazzo, donna, da qui in poi MDC; Ragazzo del cazzo, d'ora in poi RDC e Ragazza del ragazzo del cazzo, che d'ora in poi sarà RRDC.


Identikit di MDC:
Donna, bionda, orrenda, quarantenne, due figli, un marito, una vita di esperienza nel settore edilizia brrrrrrrianzolo (già vengono i brividi). Affetta da una preoccupante logorrea si qualifica subito così:

MDC: Treni in ritardo eh si, in questo paese servono tante sculacciate ma ora se dio vuole c'è chi ci pensa... il 20% dei malati è tornato al lavoro dopo la modifica sui permessi di malattia fatta da Brunetta (dai, quello basso, simpatico...).


Nel frattempo. per cercare di suscitare il suo orrore, ho dato soldi in elemosina a:

1) ragazza sordomuta in cambio di portachiavi con palla da biliardo nera numero otto (anche bellino). "Mi serviva" ho precisato, tanto per fare un po' il cinico anch'io;


2) giovane ragazzo molto sporco con evidente scimmia al seguito che aveva bisogno di quattro euro quattro per tornare a casa. Gliene ho dati due, sempre per fare un po' il cinico."Grazie capo" mi ha risposto correndo via.


Ero molto stanco, lei ha cercato di trascinarmi in una discussione, io ho glissato dicendo che in Francia sono più civili (lo so, ma non avevo argomenti, ero stanco) e difendendo la loro gigantesca ma efficace burocrazia. Mi sono dato ad un sonno diplomatico, cioè ho finto di dormire per non avere a che fare con lei. Ma ecco che entrano in scena gli altri due. Ed era meglio se parlavo io.


Identikit di RDC.
Bruno, occhio vacuo, faccia inespressiva, accento meridionale, cercava casa a Milano.


RDC: "Qual'è un quartiere tranquillo? Senza delinquenza magari con studenti..."


Nooo, ragazzo abozzala te... e daje...ci s'ha la stessa età io e te...lasciala perdere lei, penso io. Inutile. I frammenti di conversazione che seguono sono quanto di più preciso ho potuto memorizzare. Per quanto possibile sono stato fedele allo spirito, quando non alla lettera, dei discorsi fatti su quel cazzo di treno.

Parassiti
MDC: I Rom io ne ho conosciuta una eravamo amiche era bravissima una brava persona ma ti dico una mos-ca-bian-ca... tra loro mi ha raccontato lei che in realtà il crimine...il furto è un merito e l'arresto è un onore (Bé, anche nei Bravi Ragazzi è così: significa semplicemente che esistono culture della delinquenza).

RDC: Ebbè quando poi diventa una PIAGA SOCIALE (ripeterà l'espressione piaga sociale per altre cento sedici volte: deve averla imparata da poco).

MDC: Sono come dei parassiti sai...hai presente i pidocchi? (Allora immagino che la soluzione sia qualche agente chimico...).



Nel dormiveglia pensavo alla parola: parassitismo. L'ultima volta che mi era venuto da associare la parola a qualche fenomeno sociale era mentre leggevo No Logo. Molte grandi aziende multinazionali investono in paesi come l'Indonesia o la Thailandia poiché questi offrono allettanti esenzioni fiscali, pressoché totali, come incentivo all'avvio dell'attività per un periodo di tempo, mettiamo, di cinque anni. Inoltre offrono una totale assenza di diritti sindacali ai lavoratori. Il risultato è che al termine del periodo l'azienda o se ne va, o rinnova il contratto sotto nome diverso e continua ad usufruire dell'esenzione fiscale. Un progetto simile era stato avviato, ma presto interrotto, in Francia, per favorire gli investimenti in alcune aree depresse. In questo senso, le multinazionali sono come parassiti che sfruttano i "vuoti" fiscali e legislativi che i governi e le amministrazioni offrono loro. Il guaio maggiore, secondo me, è che questo "male", purtroppo, è un male banale, perché ciò che lo alimenta non è un demoniaco progetto di sfruttamento globale, ma semplicemente l'innocente desiderio, di per innocuo, di un bel paio di Nike. Come quelle ai piedi di RDC.

Corruzione
MDC: Io ho lavorato per dieci anni nell'amministrazione di un'impresa... il capo diceva sempre che non voleva lavorare per il pubblico ma solo con i privati (Un liberale serio?)...ma perché il pubblico non paga... ci vogliono anni prima di vedere i soldi AH AH AH (AH AH AH...)... No dai a parte tutto c'è la corruzione... tu pensa che una volta il capo mandò me a pagare la bustarella mi disse "Porta questa a tizio" io ci mancherebbe per l'ingegnere faccio questo ed altro...però quando ero lì al tizio l'ho guardato di un maaaaale...(mi immagino...) sai che dopo il tizio ha telefonato all'ingegnere e gli ha detto "La prossima volta mandami un uomo che con una donna prender soldi mi mette in imbarazzo (?)" Capito?

RDC: Ma tu pensa...


Pensavo, nel frattempo: ma te pensa che il più grande scandalo finanziario e politico della storia italiana aveva come epicentro Milano: eh, questi terroni.... Fortuna che ancora oggi al governo c'è qualcuno che ai corrotti li guarda male, altrimenti chissà dove eravamo.

Albanesi

MDC: "Come si chiamavano quelli che arrivavano con i gommoni... dai..."

RDC: "Albanesi"

MDC: "Bravo ecco sai che ne ho conosciuti due in treno di albanesi ... neanche sembravano albanesi ... sai: integrati, parlavano benissimo italiano ... insomma questo qua fa le rifiniture in muratura dei palazzi...delle facciate...è proprio bravo lavora tantissimo perchè è bravo lo chiamano qua e là e lui è in regola mi dice "pago le tasse ..." ecco lui è un esempio di uno che vuole davvero emergere ... quando uno vuole emergere..."

RDC: " quand'è così va bene"


MDC: Che poi i calabresi, se ci pensi, sono più a Sud degli albanesi... Ah AH AH

RDC: AH AH AH geograficamente è vero...

Si, il problema è che il ragazzo viene dal Sud della Campania, praticamente al confine con la Calabria. Eppure non c'è un filo di imbarazzo in lui in lei.

Cultura
MDC: Allora l'altro giorno ho viaggiato in treno di fronte ad un professore di architettura che ci ha fatto vi giuro una lezione di architettura che è stato un piacere sentirlo ... lui è uno famoso poi mi ha detto che ha collaborato al restauro della torre di Pisa era nella squadra di quello ... il tale vabbè ora il nome non me lo ricordo...e io non sapevo che era un cattedratico ma quando l'ho capito ho pensato Caspita mi sono sentita onorata emozionata sai di averlo lì ho pensato se l'università è un posto dove senti parlare così ... belle lezioni, stimolanti .... in questo modo potrebbe essere bello andarci ... alla fine sai lo abbiamo anche ringraziato e gli abbiamo pure stretto la mano (L'inchino glelo hai fatto?)

Perché, cosa cazzo dovrebbe essere l'università? Sinceramente questo non me lo aspettavo: il timore riverenziale verso la Cultura con la C maiuscola, la deferenza verso i dottoroni; probabilmente la tizia non ha studiato oltre un istituto professionale, ed evidentemente la cosa le crea complessi, almeno di fronte ad un dotto. Chissà poi qual'è la sua idea dell'Università? Cosa si immaginava che potesse essere se non un posto in cui persone che sanno molte cose cercano di trasmettere queste cose agli studenti, possibilmente nel modo più interessante e comprensibile possibile.

Nel frattempo fuori dal finestrino scorreva la Padania: un'ininterrotta distesa di industrie antenne, capannoni, ruspe, ciminiere, caseggiati squallidi. Questa è la vostra ricchezza, il vostro benessere, la vostra civiltà. Fate orrore e non ve ne rendete conto. Avete distrutto tutti i fiumi, tutta la terra che amate tanto l'avete desertificata e squartata, il tutto per far soldi. Siete la parte più ricca e ignorante d'Italia. Migliorarsi come persone per voi è comprare l'ultima generazione di telefonino, e basta. Io vi disprezzo di tutto cuore.


Culture
MDC: Sai è una questione di cultura ... se tu stai con un Rasta per lui è normale la poligamia non puoi pretendere che non abbia altre donne ... per loro è così"

Volevo dire: ma in Italia chi ci va a puttane? La tizia non lo sa forse che i padani sono anche i maggiori consumatori di sesso a pagamento d'Italia?


Tecnologia
MDC: Sai io ho il videofonino di seconda generazione quello con la televisione ... l'altro giorno un tizio sempre in treno lo vede e mi fa "Ma questo fa anche computer e tutto?" "Certo" gli rispondo "ma allora il computer portatile è superato?" "Certo è obsoleto ormai..." è obsoleto... (ripete la parola due o tre volte: deve averla imparata da poco)... puoi ... che ne so ... puoi ... attaccarlo alla stampante e stamparci le cose...

RDC: Eggià...

Questa non sa neanche cosa farci col computer.

Maternità
MDC: Io ho avuto due figli ma ho dovuto lasciare il lavoro perché il capo insomma dopo dieci anni che ci ho lavorato non ha voluto venirmi incontro ha preferito chiudere il rapporto di lavoro perché io non ce la facevo e lui dice che aveva bisogno di una persona presente ... e insomma ora sono sotto un altro ... un'ottima persona ... più elastica... magari lavoro dieci ore al giorno ma poi quello dopo sono libera ...

RDC: non è stato molto disponibile... ci vorrebbe più disponibbilità ... insomma fare figli è importante...no?

Vai vai, l'impresa famiglia, il conflitto di classe non esiste, i padroni e i lavoratori sono uguali, tutti sulla stessa barca... si si certo. Tutto si riduce al padrone brava persona o al padrone troppo rigido. E anche le donne: la questione femminile non esiste, figuriamoci, tutti uguali, tutti al lavoro, e pedalare. Ben ti sta, stronza: hai votato (tanto lo so chi voti te, ma lo fanno tutti, quindi va bene) le forze politiche più arroganti, prepotenti, machiste e filo-padronali che ci siano, il tutto per fare scudo contro gli immigrati. Ora te le tieni. Tanto a te sta bene così, no?


Perla finale
MDC: Hai presente la scena quella con Pozzetto che a me fa scompisciare dal ridere ... quella che lui è nella casa scende il letto e fa taaac hai presente? AH AH AH

RDC: Si Si AH AH AH

Il riferimento non l'ho capito, non conosco il film in questione e non voglio conoscerlo. Loro invece si.


Identikit di RRDC:
Non ha proferito verbo. Ha annuito facendo sissì con la testina a tutto ciò che diceva MDC e soprattutto ai commenti di RDC. Su richiesta di quest'ultimo si è limitata a estrarre panini e cellulari (ne aveva tre) dallo zainetto. Una brava ragazza, probabilmente felice di occupare il piccolo posto nel mondo che gli altri due le hanno ritagliato.


Amarezza
Bentornato in Italia. Io non ho mai amato particolarmente i miei simili. Cioè, non ho mai amato le persone quando si raggruppano sotto etichette, sotto categorie. Quando fanno una Chiesa e fanno a gara a chi ci è più dentro degli altri. E' per questo che mi sono sfilato dalle contrade quando ero ragazzetto. Non sopportavo quell'enfasi, quella dimostrazione di attaccamento, di identità esibita, ostentata, a tutti i costi. Non è che avessi una teoria dell'identità collettiva o roba del genere, ovviamente, però non sapevo cosa fare, mi imbarazzava e avevo paura di non riuscire. Credevo che servisse un qualcosa che non avevo, un amore che non sentivo. Il tempo mi ha portato a credere che quell'attaccamento non esista, a meno di non darne prova agli altri. Allora esiste ed è riconosciuto da e attraverso gli altri, stando insieme. Io non ci credo alle identità collettive. Il guaio, e arrivo al punto, è che vorrei crederci. Vorrei credere che torno in Toscana e trovo un ambiente familiare, di persone tranquille, che lavorano, sì, ma il giusto, che non covano tutto questo rancore verso i giovani, verso i negri, verso chi piscia sui muri, chi beve toppo, chi è sporco. Vorrei credere che esista un posto in cui le persone sono così e non vogliono andare in giro a pestare nessuno, non vogliono dimostrare niente a nessuno. Confesso che mi sono illuso di poter tornare e trovare questo. Eppure non sono solo, mi dico sempre. E penso: se ci siamo battiamo un colpo. Se c'è qualcuno che l'ha al culo di quello che vede in tv, sente alla radio, legge sul giornale, che si è rotto il cazzo di dar soldi e voti a fior di ladri e delinquenti, cialtroni ignoranti e ottusi. Se c'è qualcuno che vuole un posto umano dove vivere, dove semplicemente economia ed istituzioni funzionano per i bisogni e non per fare mucchietti di soldi, e dove essere insieme non vuol dire essere noi e non loro ma essere tutti e ciascuno a modo suo, dico, porca madonna, facciamocelo da noi 'sto posto.

giovedì 10 luglio 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Il futuro era ieri. Pazienza."

Il Vernacoliere, Giugno 2008.

martedì 8 luglio 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"La camera pareva la sede di un disastroso esperimento zoologico condotto con l'ausilio di whisky e gorilla."

Hunter Stockton Thompson, Paura e disgusto a Las Vegas.

(E' la seconda citazione che metto di questo libro, lo so, ma mi faceva ridere.)

lunedì 7 luglio 2008

ISLAMPUNK

«Punk è come una bandiera. Essendo un simbolo aperto, significa quello che le persone credono significhi. Smisi di cercare una definizione di punk quando smisi di cercare una definizione di Islam. Non sono diversi come si potrebbe pensare. Sono iniziati entrambi con tremende esplosioni di verità e vitalità, ma sembrano aver perso qualcosa lungo la strada. La somiglianza più importante è che l’Islam, come il punk, non rappresenta cose, bensì idee. Non possiamo tenere in mano il punk o l’Islam. Perciò cosa potrebbero significare oltre a quello che vorresti significassero?»

A noi italiani, il sentir pronunciare la parola Islampunk rimanda immediatamente a Giovanni Lindo Ferretti, epoca cccp, allucinazioni mistico-sovietiche, internazionalismo, terzomondismo e Khomeini. Più o meno. Infatti, oltre a tutto questo, Islampunk è un libro scritto da Michael "Muhammad" Knight (si, proprio come quello di Supercar), un giovane musulmano americano convertitosi all'Islam verso i 15 anni, che è andato anche a combattere in Cecenia per assolvere l'obbligo del Jihad (che vuol dire letteralmente "sforzo" per propagare la fede islamica, o difenderla, non Guerra Santa). Una vita abbastanza tortuosa, insomma. Tra le altre cose, il buon Michael è anche un punk americano e un ascoltatore piuttosto accanito di Hardcore. Il suo romanzo racconta la vita di un gruppo di punkettoni musulmani di Buffalo, tutti o quasi studenti, immigrati o figli di immigrati; il protagonista è il mite Yusef Ali contornato da Rabeya, femminista riot-girrrl col burqa, Jeanghir Tabari il mistico Sufi, Ayub lo Straordinario, e Umar lo straight-edge, che ha felicemente unito il rigorismo morale islamico con la caratteristica filosofia sXe. La storia ruota intorno alla vita ordinaria (si fa per dire) del gruppo di amici ed all'organizzazione del primo e più grande concerto Taqwacore (punk musulmano: taqwa significa rivolto a Dio, più o meno) della storia americana e mondiale, con gruppi da tutti gli U.S.A..

Il libro in sé non si può dire sia un congegno perfetto: la narrazione salta un po' qua e là, accelera e rallenta in modo abbastanza soggettivo, e a tratti le descrizioni sono un po' confuse. Eppure Islampunk punta il dito su una serie di questioni che secondo me superano i confini delle problematiche interne, tanto della religione islamica quanto dell'est-etica del PunkHC. Il libro sembra sia stato recepito, in generale, secondo quella che è un po' l'intenzione del suo autore: provocare e dissacrare, da buon Punk, per mostrare che dietro ogni regola rigidamente osservata, come quelle imposte dall'Islam, si muovono persone in carne ed ossa che possono, se lo vogliono, incontrarsi, stare insieme e condividere, superando ogni distinzione dottrinale, ideologica e culturale. Le recensioni del libro, stranamente, non sono molte. Qualcuno, ovviamente, ci ha visto un atto di accusa verso l'Islam ortodosso (come se ne esistesse uno soltanto) ed il tentativo americano di forzarne i limiti per trasformarlo in qualcosa di moderno, aperto, al passo con i tempi. Falso. Falsissimo. La forza del libro sta da un'altra parte.

L'immagine che di solito si ha dell'Islam è quella di un rigido sistema di norme che ordinano il pensiero e le azioni dei fedeli, sottomettendoli e conformandoli al potere unico della religione. In realtà l'Islam è una religione che pretende di basarsi su di un libro, mentre si basa, nelle sue innumerevoli e multiformi varianti storiche e geografiche, sulle interpretazioni che sono state date del contenuto del Corano e degli altri testi che costituiscono la Sunna. Il problema diventa allora il seguente: come si fa a decidere quale sia la via giusta, il modo giusto di essere musulmani? Infatti, ciò che accade ed è sempre accaduto nelle società islamiche è che i faqhi, i giurisperiti studiosi di diritto islamico, manifestino il loro parere attraverso le fatwa, delle specie di pareri/sentenze in cui proclamano la conformità o la difformità di qualcosa rispetto alla legge religiosa. Il problema però è che nessuno può avere l'ultima parola in materia. In altre parole, le persone possono seguire questo parere, come possono farlo i poteri politici, ma nulla vieta, in linea di principio, che qualcuno si alzi e sostenga che l'Islam in realtà prescrive o legittima esattamente l'opposto rispetto a quanto proclamato dalla fatwa suddetta. Ed è qui che arriva il discorso del punk.

Ciascuno dei protagonisti del libro sostiene una sua versione dell'Islam, come ho già detto: il mio personaggio preferito è Rabeya, femminista col burqa ricoperto da toppe ed adesivi di vari gruppi punk, che probabilmente cerca di sottolineare polemicamente come una società che copre ossessivamente ogni centimetro di pelle femminile non abbia un'idea della donna così diversa rispetto ad una società che altrettanto ossessivamente espone ogni centimetro di carne femminea. Ma il personaggio più importante è sicuramente Jeanghir Tabari. Jeanghir è il pilastro del racconto: è lui che organizza il megaconcerto di gruppi Taqwacore, che provengono in genere dalla California, e che occuperanno la casa dove vivono i protagonisti per tre folli giorni di ubriacature e preghiere. Il suo intento è chiaro: tutti devono potersi esprimere come musulmani e punk al contempo, magari costruendo una corrente musicale particolare: taqwacore femminista, politicizzato (ci sono gruppi come i "Vote Hezbollah"), straight-edge, oppure queer. Devono comunque riuscire a far confluire le loro differenze dentro un contenitore unico che li faccia sentire tutti fratelli. Ed è in quest'impresa che il punk e l'islam si uniscono.

Il punk e l'HC, come tutte le correnti (contro-)culturali, costruiscono specifiche identità sonore: i fugazi non sono i wasted youth che non sono i nofx ecc... Alla varietà sonora, però, corrisponde anche una varietà di attitudini esistenziali tra loro difformi: basta pensare al sudore e al sangue delle origini in confronto alle airwalk e i suoni melodici più recenti. Eppure la cosa importante è quella di riconoscersi come fratelli, come esseri diversi ma in grado di accettarsi e di convivere insieme. Questa era l'ispirazione originaria dell'Islam: una religione cosmopolita, nata per superare i particolarismi tribali legati al sangue ed all'appartenenza locale, caratteristici di una condizione considerata barbara, primitiva, chiamata jahiliyya.

Quante volte si sente dire che il "vero" punk era questo o quello, e le altre sono soltanto copie corrotte, fichette, ecc...? Quante volte un modo di vestirsi o di farsi i capelli diventa un modo per riconoscersi, per includere qualcuno ma anche per escludere qualcun'altro? Quante volte gruppi in linea di principio tolleranti finiscono per usare alcuni loro caratteri fisici, comportamentali o etici per identificarsi e per escludere un qualche diverso, discriminandolo? Jeanghir Tabari rappresenta il contrario di tutto questo: contro il parere di tutti, il mistico punk si fa in quattro per avere al concerto anche i gruppi più intolleranti e bigotti: "Se li escludiamo facciamo come loro".

Ecco l'inaspettato punto di contatto tra punk e Islam. Due contenitori che hanno saputo offrire, sia a chi aveva tutto sia a chi non aveva niente, degli spazi per stare insieme e per condividere qualcosa. Chiunque tu sia, puoi fare la tua professione di fede, inginocchiarti e pregare gomito a gomito con i tuoi fratelli. Chiunque tu sia puoi buttarti nella mischia e pogare, oppure puoi suonare, che tu sappia farlo bene o meno. Quello che conta è che sei in mezzo ai tuoi fratelli, e loro non ti escluderanno.

Riassumendo, per concludere: al centro del libro c'è una ricerca sia personale, sia collettiva: quella di uno spazio in cui le persone possano stare insieme in nome di qualcosa che ne superi le differenze. Michael Muhammad Knight, l'autore, parla di tutto questo in modo forse un pò ingenuo ma generoso. Solleva grossi problemi, quindi, e lo trovo un libro sano, fondamentalmente, per due motivi:

- perché sbatte in faccia a tutti noi il fatto che sempre più spesso viviamo dentro nicchie di mercato spacciate per scelte esistenziali;

- perché denuncia l'ipocrisia con cui spesso ci si spaccia per tranquilloni, magari intenti a costruire e diffondere idee e modi di fare con aspirazioni universali, per poi spaccarli in testa al primo stronzo che non è d'accordo.

martedì 1 luglio 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Tutti quei lisergisti patetici e appassionati che pensavano di potersi comprare pace e comprensione a 3 dollari la botta. Ma la loro sconfitta e il loro fallimento sono anche nostri. Ciò che Leary si è portato dietro nella rovina è l'illusione circa un intero stile di vita che lui stesso aveva contribuito a creare... una generazione di sciancati permanenti, di cercatori falliti, che non è mai riuscita a capire l'originaria menzogna che la cultura lisergica ha ereditato dai vecchi mistici: la disperata supposizione che qualcuno -o perlomeno qualche forza- custodisse la Luce alla fine del tunnel."

Hunter Stockton Thompson, Paura e disgusto a Las Vegas.

(Fa fico scrivere anche il secondo nome perciò ce l'ho messo. Ganzo eh?)