martedì 1 aprile 2008

LA CIVILTA' DELL'INDIFFERENZA: SOCCOMBERE ALLA BUROCRAZIA

Voglio raccontare brevemente cosa è accaduto a me e ad ale al momento in cui abbiamo richiesto un finanziamento qua a Parigi. Prima però devo premettere che i francesi sono notoriamente nazionalisti, è vero, ma una parte del loro nazionalismo significa che mantengono uno stato sociale la cui efficenza, inItalia, è uguagliata praticamente solo dalla Camorra e forse dal portavoce di Berlusconi nello smentire le puttanate del suo capo. Sono metodici, puntigliosi, ma in genere anche efficaci. Solo che la loro Repubblica è fondata sulla carta, sulla burocrazia. E la burocrazia, come si sa, è più stupida di un computer.


I
Allora, dovete sapere che la Francia offre la possibilità a tutti, giovani, coppie, lavoratori, studenti, probabilmente anche ai cani purchè in possesso di un adeguato foglio che ne certifichi la canezza, di ricevere una somma di denaro calcolata in base alla propria situazione fiscale ed all'affitto che si deve pagare; l'agenzia si chiama C.A.F., e viene fuori che ci corrisponderebbe una sommetta niente male, circa trecento euri mensili da condividere in nome dell'amore e dell'opportunismo che ci legano ormai da anni.
Dunque, ci rechiamo all'ufficio e consegnamo l'equivalente in fotocopie della Bibbia, più fototessere in ottupla copia, calco dentale nostro e delle ultime tre generazioni di nostri antenati per via paterna, più un francobollo, come richiesto dalle regole. Niente mazzette, perchè qua sono legalisti. Cosegnamo il tutto e ce ne andiamo in attesa della risposta.


II


Circa tre settimane dopo, la cassetta della posta sputa fuori una lettera, Mioddìo è la caf!. No. E' la lettera che contiene il codice di accesso al nostro account internet della Caf, per cui andiamo a vedere e...
"Il pagamento risulta sospeso. Per ulteriori informazioni contattate ecc ecc..."
Sospeso? Ma non è mai iniziato!
Bene, il giorno dopo, passata una notte insonne per motivi digestivi, torniamo all'ufficio della caf, in cui un meraviglioso esemplare di arpia ci spiega che il pagamento è sospeso poiché sono cambiate le leggi esattamente il giorno prima che consegnassimo il modulo e che occorre certificare due cose: la prima, un reddito o comunque delle entrate sicure (il furto non è considerato tale); la seconda, una copertura sanitaria. Lo Stato francese, in altre parole, non vuole aiutare gente che stia lì alla cazzo di cane, ma soltanto persone che abbiano qualcuno che fornisce loro ciò di cui hanno bisogno.
Liberté, Egalitè, Tiè.
Problema:
"Ma noi siamo cittadini europei e siamo in erasmus, abbiamo i certificati che attestano che abbiamo soldi e copertura sanitaria!"
No, niente da fare: serve la carta di soggiorno, ci dice la strega, sparendo per la pausa in una nuvola di fumo e lasciando dietro di sé solo l'eco di una risata spettrale.
Andiamo alla prefettura di Polizia per la carta di soggiorno.


III


Ci sono al'incirca 100/150 persone in fila fuori dalla prefettura, tra cui donne incinte, musicisti falliti ed alcoolizzati, barboni ecc... Il tempo sta mettendo a neve. Alzo gli occhi al cielo verso il Grande Traditore, che mi sorride e mi chiede se per caso ho qualcosa da reclamare:
"No no, tutto a posto amico" rispondo ("con te si parla dopo brutto bas..." )
"Come?"
"No no niente. Che freddo"

Dopo una mezz'ora e grazie ai suicidi di alcuni disperati davanti a noi riusciamo ad arrivare al banco della prefettura di Polizia. Un'anziana impiegata, stavolta paffuta e gentile e con le gote rosa da Nonnina, ci spiega, sfornando un teglione di biscotti all'anice, che noi studenti dobbiamo andare altrove a fare la carta di soggioro e precisamente dall'altra parte della città, vicino all'ufficio della Caf.
Ale è una maschera di cera, io più di merda, direi.
Saliamo sulla metro: tutt'e due guardiamo fuori dal finestrino e disegnamo con le punte delle dita dei piccoli segni di tristezza sulla condensa dei vetri, mentre le gallerie scorrono, per l'ennesima volta. Finirà davvero?


IV


Arriviamo all'ufficio che rilascia le carte di soggiorno per gli studenti, accolti da una fila più breve ma più ostica della precedente. In coda soltanto studenti cinesi, coreani, arabi e qualche sudamericano. Come è normale, dopo alcuni minuti iniziamo a chiederci perché siamo là: è evidente che siamo nel posto sbagliato perché ci guardano tutti strano. Siamo visibilmente gli unici europei.
Accanto a me c'è un impiegato nero, enorme, che aiuta un ragazzo coreano, credo, a riempire un modulo: l'impiegato parla solo francese, il coreano solo un pò di inglese e, appunto, coreano. Si guardano l'un con l'altro masticando mezze parole ciascuno nella sua lingua, poi uno indica una cosa sul foglio all'altro, l'altro dice qualcosa, e poi si guardano. Un istante immobile. Silenzio. Poi entrambi scuotono a testa leggermente e ricominciano.

Riusciamo a raggiungere l'unico bancone attivo, il secondo ha chiuso da una ventina di minuti per la pausa pranzo, provocando il suicidio di una ragazzo asiatico, che dopo essersi legato una fascia con degli ideogrammi in fronte, si è sparato alla tempia urlando qualcosa che non ho capito. Pazienza.

Chiediamo la nostra carta di soggiorno, temendo già la risposta. Infatti:
"Ma voi siete cittadini europei, non ne avete bisogno, sennò che l'abbiamo fatta a fare l'Unione Europea?"
"Bò pensavo l'U.E. ci fosse solo per fa aumentare i prezzi, si vede mi sbagliavo"
No, non l'ho detto, non avrei saputo dirlo in francese. Però ho detto altre cose e molte erano parolacce.
"Allora niente?"
"No ragazzi, niente. Mi dispiace."
Appena usciti io e Ale decidiamo di lasciarci per la disperazione. Poi ci rimettiamo insieme.
Torniamo alla Caf, incazzati come delle bestie.


V


Alla Caf ci accoglie l'impiegato addetto allo smistamento dei postulanti, si chiama Rashid, e ci pensa lui, dai retta. Gli spieghiamo, piagnucolando in coro, cosa è successo:
"Una tizia ci ha chiesto la carta di soggiorno ma non ce la fanno perchè siamo europei ecc..." Rashid prende a cuore il caso e ci porta dalla capa dell'ufficio, direttamente, saltando la coda, noi mediterranei ci si capisce subito. Anche la Francia è sul Mediterraneo ma dall'altra parte c'è la Germania, quindi poggio e buca fanno pari e non conta.
La capo ci dice che non esiste che dobbiamo fare la carta di soggiorno, ma che le leggi sono cambiate davvero e dobbiamo certificare di avere dei soldi.
"Siamo in Erasmus, abbiamo i soldi per forza!"
"Si ma quanti? Dovete dire quanti ne avete e dimostrare un'assistenza sanitaria. Queste sono le nove regole, mi dispiace"
"Per i soldi non lo sappiamo. Non è dato saperlo esattamente. Lo sa solo il Magnifico rettore, alcuni Camerlenghi e una segretaria che però non può dirlo a nessuno sennò la uccidono. Comunque il metodo per calcolare l'ammontare delle borse consiste nel:
prendere i 200 euro della borsa della regione Toscana, più 37 euro e 50 della sezione del Piddì di Siena in collaborazione con l'Opus Dei, a cui bisogna sottrarre però una cifra proporzionale al tasso d'inflazione reale previsto per il mese precedente, ma del 2006, il tutto fratto l'inflazione calcolata al momento della fondazione del Monte de Paschi, che vi agginge un 4,75% del totale, ma al lordo delle imposte sull'importazione del caffé dal Guatemala."
"Che fa?"
"370 euri tondi tondi, pare."
"Va bene"
La tipa scrive 370 euri a penna su un foglio, fotocopia i tesserini sanitari, e aggiunge tutto al faldone di fogli già consegnati. Fatto: abbiamo un fascicolo alla Caf che nemmeno Craxi a Tangentopoli.
"Potete andare, Se tutto va bene vi diamo la risposta tra un mese"


VI
Ancora dei soldi non ho saputo niente. Nel frattempo però, Rashid, l'impiegato all'ingresso della Caf, dietro lauta ricompensa, ha tagliato i copertoni dell'auto della prima burocrate con la quale abbiamo avuto a che fare.
Purtroppo, la nostra civiltà si basa sulla burocrazia, che il mio manuale di sociologia mi dice essere un organizzazione di funzioni che considera i casi particolari, gli individui, soltanto attraverso categorie astratte: un reddito, un'assistenza, ecc... Numeri, fondamentalmente. Il problema non è essere stronzi, in fondo mi regalano dei soldi. Il problema non è neanche con chi hai a che fare perché, salvo errori, chi ti è di fronte non può fare altrimenti, non può considerarti una persona con dei bisogni e con una situazione particolare alle spalle. In pratica, il sistema si prende cura di te, ma ti è al contempo indifferente. Il problema, in fondo, non lo neanche io qual'è, però, e che cazzo!