venerdì 25 aprile 2008

CON-SU-MATRIX

Tutti conoscono, penso, il film Matrix. In particolare mi interessa il primo episodio, perché la trilogia, cosiddetta, ha decisamente preso una piega cyberglam/profetica, ed è stata trasformata in un operazione di marketing incrociato come forse non ce ne erano da Guerre Stellari.



Tutti si ricorderanno la storia, che è inutile raccontare, ma ad interessarmi è un aspetto. Dunque, Neo scopre, grazie a Morpheus e alla sua pasticca colorata (mi raccomando: ammiccamento, strizzatina d'occhio, gomitatina e risatina infantile...) che il mondo che lui ha sempre conosciuto non è che una finzione pressochè perfetta. Nel film, il mondo che noi spettatori riconosciamo immediatamente come reale, simile al nostro, e che anche gli esseri umani, nel film, considerano tale, è prodotto in realtà da un programma di nome Matrix. Anzi, quel mondo stesso, un ambiente virtuale in cui gli esseri umani credono di vivere, mangiare, sentire, pensare, si chiama Matrix. Ma dove sono realmente gli esseri umani?



Gli esseri umani, pur credendo di vivere in un mondo all'incirca fermo alla fine degli anni novanta (benchè non siano date indicazioni su come il tempo storico scorra dentro Matrix), sono in realtà prigionieri in un mondo disastrato, in cui le macchine hanno vinto una guerra contro il genere umano e hanno preso il controllo del pianeta. Dal momento che, non ricordo per quale ragione, sulla terra il sole è stato oscurato e non c'è più molta energia a disposizione (anche perchè le macchine, ormai capaci di intendere e di volere non hanno la minima intenzione di produrla loro, e mi pare anche giusto), le macchine hanno imbastito una produzione di energia a partire dalle persone. Si vedono per brevi istanti delle gigantesche coltivazioni, delle specie di campi, in cui gli uomini sono racchiusi dentro dei cyber-bozzoli che attraverso particolari innesti prelevano la loro energia, che alimenta le macchine.



Quest'idea della macchina ribelle, il mito del prodotto umano che sovrasta lo stesso uomo produttore (un pò come è successo a Dio), dominandolo, è molto comune: basta ricordare la carriera cinematografica dell'attuale governatore della California, Arnold Schwarzenegger (e l'ho anche scritto bene, tié!), che in gioventù ha interpretato un famoso cyborg (Ma dov'è finito il suo nemico del secondo episodio, quello che si scioglieva? Pensate che figata se lo candidavano i democratici alle elezioni in California... forse schwarzy lo avrebbe eliminato ancora con l'azoto liquido, chissà...). Terminator, come ogni buon libro di storia dovrebbe spiegare, tornava indietro nel tempo per uccidere il futuro capo dei ribelli umani, il futuro ultimo baluardo in difesa dell'umanità contro le macchine. Il capo però non era ancora nato, e neanche concepito, poichè il padre sarebbe stato un uomo anch'egli venuto dal futuro per difendere la futura madre dal cyborg, quindi... facile... vabbè lasciamo stare, non è importante.



Tornando alle macchine, negli ultimi anni, forse perchè ci siamo assuefatti alla tecnologia, non ci interessa più molto di sentire qualcuno che ci mette in guardia dai pericoli della dipendenza dalle macchine; ormai è andata. Ma il senso di Matrix, o uno dei sensi, una delle possibili interpretazioni, o comunque quella che mi garba di più, ha a che vedere con qualcosa di diverso dalla tecnologia. Il sistema che le macchine hanno creato, prevede che gli uomini siano tenuti in vita, e nulla più, con un nutrimento artificiale, indotto tramite tubi, e che in cambio producano l'energia necessaria alla sussistenza delle macchine. Perchè ciò possa avvenire però le macchine hanno capito che occorre dare alle persone dei sogni, farle vivere in un mondo che magari non sia perfetto, ma che comunque sia un mondo che considerano normale, con gioie, dolori, successi, privazioni, ecc.... In termini molto cinici si può anche dire che ciò che avviene tra macchine e persone è nulla più che uno scambio: in cambio dell'energia, le macchine semplicemente nutrono e tengono in vita le persone come delle larve, e per far ciò fanno loro credere di vivere in un mondo in cui si muovono, in cui inseguono cose, traguardi, obiettivi, gratificazioni, ecc... . Cypher, il pelato cattivo, traditore e pure berlusconiano, afferra l'idea che forse non vale la pena sbattersi per distruggere le macchine e riconquistare le macerie di un mondo ormai disrutto: tanto vale tradire gli umani e farsi reimmettere im matrix sotto forma di star del cinema o della musca, pieno di donne, bello e di successo. Accetare l'illusione e giovarsene (la condizione è di non esserne coscienti) piuttosto che rifiutarla in nome di una verità dolorosa.



La critica che tradizionalmente si fa ad un sistema economico di mercato capitalistico è che in esso si da il lavoro, il meglio del proprio tempo e delle proprie energie, in cambio di un tot di denaro che tante volte serve a tenere soltanto in vita, ma tante altre neanche. Quando si parla di libertà di lavorare, di opportunità di lavoro, si omette il fatto che in realtà si è costretti a lavorare, e per tante ore quante un sistema di prezzi e di consumi impone di fare. E' il bisogno di denaro a far lavorare tanto quanto ce n'è bisogno, perchè, come si dice in francese, "senza lilleri 'un si làllera". Ma cos'è che fa sì che questo scambio di sussistenza per energia abbia senso?



Sono dei sogni, è un programma in cui ci muoviamo immaginandoci, come vorrebbe cypher, belli, ricchi, pieni di donne, spade e danari (o danè, oppure schèi, come le nuove leggi leghiste che entreranno tra poco in vigore imporranno di chiamare gli euri). Una realtà immaginifica, artificiale, in cui nessuno ci rompa il cazzo, per favore, che dia modo di dimenticare le ore passate ad accumulare durante quelle passate a spendere, e così via... . La cosa che sfugge, anche a me, è chi siano le macchine, cioè quelle che hanno imbastito il sistema e che ne traggono maggiore profitto, e quali forze le guidino e le spingano a fare ciò che fanno. Non lo so. Neanche conosco la ragione che ha spinto i fratelli Wachosky, gli stessi ideatori del film basato su V per Vendetta, a creare questa gigantesca metafora di un mondo atificiale, di consumi, fatto apposta per nascondere e rimuovere quello "vero", che sta al di sotto di esso, per poi trasformare Matrix in una delle più spettacolari operazioni di marketing e di merchandising incrociato: hanno creato un universo immaginario a cui si accede tramite (l'acquisto di) pupazzi, videogiochi, film, fumetti e chi più ne ha più ne metta... la sensazione è che forse Matrix abbia mangiato anche loro, e che forse, come Cypher, anche loro abbiano scelto coscientemente di ingoiare la pillola dell'oblio (blu o rossa, non me lo ricordo qual'è) e di viverci dentro, godendone. Ma a spese di chi?

Nessun commento: