sabato 31 maggio 2008

A futura memoria

Nel frattempo, c'è chi prende appunti e ricorda, a futura memoria. Quando accadono quelle cose, quegli insiemi di cose terribilmente complicati che finiscono nei libri, che diventano fatti storici, sotto forma di agglomerati di eventi, emozioni, sentimenti -sensazioni dei protagonisti e duri dati mumerici, statistici, scientifici-, in genere, queste cose, quando diventano storia, sono già accadute. C'è come una condanna a subire l'accelerazione delle cose, che per loro logica interna non pemettono la riflessione, il controllo, interrogano direttamente ed in modo brutale le persone coinvolte , e a volte le interrogano con il loro e l'altrui sangue. Si è condannati a non poter sapere che a posteriori. Il presente rimane inafferabile: sempre troppo veloce o troppo lento, non si lascia prendere mai. Non rimane quindi che conservare qualche immagine, qualche morso di conversazione strappato qua e là, qualche frammento di un discorso che ancora non ha senso, ma in cui sembra di poter intravedere qualcosa, forse l'embrione di un discorso che un giorno avrà senso, sarà compiuto, in un modo o in un altro dirà qualcosa, di vero oppure di falso, ma qualcosa dirà. Sembra a volte di vedere, per un attimo, come un copione già scritto che si sta svolgendo; ma, come nel ricordare i sogni, non si riesce spesso ad arrivare alla conclusone, al senso compiuto: c'è un pensiero appena più in là di quello che si sta pensando, ma e inafferrabile.
Compito infame e forse inutile: ricordare il presente, a futura memoria.


Questa è la curva della Lazio. Chi era Željko Ražnatović, la tigre Arkan, è scritto qui.