mercoledì 11 giugno 2008

ULTIME NOTIZIE DAL SITO DI DON ZAUKER:


SICUREZZA: INTRODOTTO IL NUOVO REATO DI NEGRITUDINE.

La Lega esulta, il Piddì esprime preoccupazione ma si dichiara pronto a collaborare con il governo.

DA LEGGERE: LA STRADA.

"Rimase ad ascoltare lo sgocciolio dell'acqua nei boschi. Era roccia fresca, quella. Freddo e silenzio. Le ceneri del mondo defunto trasportate qua e là nel nulla da lugubri venti terreni. Trascinate, sparpagliate e trascinate di nuovo. Ogni cosa sganciata dal proprio ancoraggio. Sospesa nell'aria cinerea. Sostenuta da un respiro, breve e tremante. Se solo il mio cuore fosse pietra."

Cormac McCarthy, La strada.

La citazione che ho riportato sopra è tratta da La strada, un libro che definirei stupefacente. Spero di convincere qualcuno a leggerlo ma spero soprattutto di non rovinargli la lettura. Il fatto è che si fatica a spiegare una cosa scritta in quel modo. Il contenuto è veramente inseparabile dal modo con cui McCarhy lo racconta (Non a caso ha vinto il premio Pulitzer). Neanche saprei dire qualcosa sull'autore che ha pubblicato il primo romanzo nel 1965 e di cui non ho letto che l'ultimo, questo, appunto. Comunque, provo a dire due o tre cose. Si legge in un giorno. Due, forse. E'impossibile non finirlo subito, è impossibile non cercare la conclusione di una storia che in realtà, a ben guardare, conclusione non può avere. A rigore, si fatica anche a chiamarla storia. Siamo in un futuro. Il problema è già capire il futuro di cosa. Non si sa cos'è successo: si possono soltanto supporre catastrofi ecologiche di entità biblica, con enormi tempeste di fuoco che hanno distrutto la vita sulla terra. Degli alberi rimagono soltanto scheletri anneriti, la terra non ha più vita. Il mare è vuoto di morte. Resistono solo gli ultimi uomini che vivono di ciò che trovano, dei residui di civiltà ormai inesistenti ed inutili. Cienciosi vagabondi che vagano nel nulla, spesso divorandosi a vicenda. Nascondendosi l'uno dall'altro e dai gruppi di cannibali che mettono incinta le poche donne rimaste per cibarsi dei neonati. Non c'è altra forma oganizzata di produzione di cibo, non può essercene. L'umanità insiste a sopravvivere divorando se stessa.
In tutto questo, il libro racconta del viaggio senza meta di un padre con il proprio figlio: dell'incessante ricerca di un riparo, del calore, di vestiti e del poco cibo superstite, abbandonati in memoria di un mondo che non esiste più.
Noi siamo i buoni, dice il padre al bambino.
Perchè noi non mangiamo gli altri, dice il bambino.
E noi non rubiamo, prendiamo solo ciò che i morti hanno lasciato e che non può più dare loro giovamento.

Quello che ho tratto dal libro, comunque, è che la lotta che il padre conduce non è tanto quella contro la fame o contro i cannibali. E' qualcosa di più profondo. Più che una lotta contro qualcosa, è la volontà di lasciare una testimonianza, tenera e disperata:
la vita va custodita, anche se non c'è più un futuro a cui destinarla. La vita del figlio, la sua sopravvivenza, è il suo unico scopo. Ma ciò che sembra avere valore non è tanto la vita in sè. E' la compassione. E' in nome della compassione che il figlio a sua volta potrà donare qualcosa a coloro che incontrerà nel suo percorso, per il poco che forse gli rimane da vivere. Quella compassione, la ricerca di un riparo comune e la condivisione del poco cibo, rimangono gli ultimi frammenti, i più significativi e tenaci, di ciò che resta dell'uomo una volta che ha perso tutto, compresi il suo passato, il suo futuro, i suoi sogni.

Forse, in fondo, quello che vuole dire McCarthy è questo: la compassione è ciò che ci rende umani, è l'unica cosa da trasmettere, è l'unica cosa che ci sopravvive e che crea una catena, l'unica veramente indistruttibile, l'unica che ha diritto, in qualche modo, ad aspirare all'eternità.

"... il respiro di Dio è sempre il respiro di Dio, anche se passa da un uomo all'altro in eterno."

Io, da buon laico, avrei detto che il respiro di Dio è sempre il respiro dell'uomo che passa da un uomo all'altro in eterno, ma va bene lo stesso. Posso perdonarglielo a McCarthy. Comunque davvero, al di là degli scherzi, va letto. Fa stare un pò male, magari, ma lascia veramente il segno.