giovedì 4 dicembre 2008

COPIO E INCOLLO DAL MANIFESTO. E' BRUTTO MA NE VALEVA LA PENA.

MILANO
Gran rifiuto di Elio: no all'Ambrogino

Questa volta il «due di picche» di una loro famosissima canzone non l'hanno preso. Anzi, lo hanno rifilato nientemeno che alla sindaca di Milano Letizia Moratti. Messi da parte i «non sense» e le «prese per i fondelli» con cui infarciscono i loro testi, ieri Elio e le Storie tese non hanno scherzato affatto. E, prese carta e penna, hanno scritto all'amministrazione comunale di Milano per rifiutare l'Ambrogino d'oro. «Grazie a chi ha proposto il nostro nome - dicono Elio e company - ma vi comunichiamo che non intendiamo accettare la benemerenza, perché siamo in disaccordo con la vostra decisione di non assegnare l'Ambrogino a Enzo Biagi e la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano». E continuano l'attacco alla giunta milanese: «Come abbiamo fatto in questi vent'anni continueremo a rappresentare al meglio Milano, la città in cui siamo nati, viviamo e lavoriamo, che amiamo profondamente e che, proprio per questo, vorremmo vedere meglio trattata e rappresentata dalla sua amministrazione comunale». Altro che «servi della gleba».

lunedì 10 novembre 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

Tra ieri ed oggi è morta Miriam Makeba, che tutti ci ricordiamo per Pata Pata, ma che ha avuto una vita di impegno politico ed artistico piuttosto tortuosa e complicata, soprattutto riguardo al suo rapporto con l'Africa ed in particolare con il suo paese d'origine, il SudAfrica.
Quello che segue è invece il commento di tale danianto, lettore de Il Giornale, alla notizia della sua morte. Lo so, devo smettere di leggerli.

"canta a Napoli e poi muori!!! Ma perché non è andata a cantare in quelle terre d'Africa dove si perpetuano massacri e si muove per il Saviano????"

venerdì 7 novembre 2008

IL MEGAFONO DEL RANCORE

"Il premier è una furia. Non è arrabbiato assicura. Ma che abbiano sgambiato una battuta per un attacco razziale o anche solo per una gaffe."

Allora, questo è l'attacco dell'articolo centrale de Il Giornale di oggi, versione on-line. Testuale. Ecco, secondo voi, cosa significa?

Aggiungo anche il commento di un lettore, testuale anche questo:

"Finalmente ho trovato, per merito di Berlusconi, le parole adatte per definire i sinistri: imbecilli e *******i. Queste parole si adattano molto bene a chi, tutti i giorni, insultano e offendono il POPOLO DELLA LIBERTA' che, con Berlusconi, ha vinto alla grande le elezioni di aprile. I sinistri imbecilli invece di fare come un grande McCain che ha detto:"Aiuterò il nostro presidente" loro, i sinistri, fanno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote anche a provvedimenti che sono necessari per il bene dell'Italia. Per i sinistri una frase di Berlusconi "politicamente non corretta" secondo loro diventa un caso internazionale, mondiale. Certamente per i sinistri era molto meglio l'immondizie a Napoli e in Campania, l'Alitalia sull'orlo del fallimento, una nazione senza infrastruture e così via. Bravo Presidente Berlusconi: continua così! cesaresg Distinti saluti"



- secondo rigo: dice di aver trovato le parole e poi si autocensu**

- secondo/terzo rigo: a chi insultano e offendono

- settimo rigo: ritorna il politicamente scorretto, l'uomo che parla come mangia, come noi, e non le manda a dire. Si, il fatto è che la notizia dell'uscita di Berlusconi l'hanno riportata tutti i giornali, ieri. Non ha stupito solo i sinistri (ma poi Berlusconi è criticato solo a sinistra?) Il fatto è che ancora, in Italia, il problema dell'integrazione non esiste. A noi fa ancora ridere che uno sia negro. Basta guardarlo e suscita già di per sé ilarità. Solo perché esiste.

- finale: distinti saluti. Se leggete i commenti dei lettori del giornale -non cominciate a farlo, sono una specie di droga, io non riesco a smettere- vi accorgete che spesso chiudono con"distinti saluti". E' una cosa strana: dà un po' il senso di uno che, finito di parlare, prende il cappello ed esce dalla stanza, sbattendo la porta. Oppure, anche se non sbatte la porta, taglia comunque il discorso, che con la sua uscita è da considerarsi concluso. Il tono è sempre questo, più o meno: "Ah Ah ecco come siete voi di sinistra, anzi, voi sinistri"; poi c'è una piccola dichiarazione pro-berlusconi e poi via, discorso concluso.
Questo è molto triste. Si dice sempre che internet mette in condizione di comunicare, cioè di scambiarsi idee, di relazionarsi e confrontarsi. Purtroppo è vero solo in parte. La maggior parte delle persone non sa dialogare, poiché non c'è un filo conduttore del discorso, un confronto di idee e argomentazioni, ma solo un susseguirsi di monologhi incrociati, spesso sullo stesso tema, ma spesso neanche. Che tristezza.
Distinti saluti.

venerdì 31 ottobre 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"C'è gente che dice che vuol lottare e pooi confonde il fischio d'inizio della partita con quello dell'ultimo minuto, e va a casa."
S. Benni, Saltatempo

lunedì 27 ottobre 2008

venerdì 24 ottobre 2008

ORACOLI STREGONERIA E NOSTALGIA

Visto quello che sta succedendo all'Università in Italia, vista l'incombente crisi economica e viste tutta una serie di altre cose che non ho voglia di elencare, è probabile, anzi è sicuro, che dovrò inventarmi un lavoro. Va bene. L'Università non garantisce quasi nulla a persone che sono preparate a studiare la società, o che forse, come me, non lo sono abbastanza. Fatto sta che come altre persone dovrò pendere ciò che so e cercare di plasmarlo a misura di un lavoro e di una fonte di reddito al di fuori dell'Università. Va benissimo. Come disse quel tale (Mao Zedong, che divenne Mao Tse Tung e infine Mauro the dog) "Caos totale sotto il cielo, le cose non potrebbero andare meglio". Non lo dico con sarcasmo. L'unica cosa che davvero mi dispiace è che ho perso il contatto con l'anima di quella nobilissima, multiforme e spesso incoerente disciplina che si chiama antropologia, o etnologia.

Quando ho cominciato a studiare sono entrato in un mondo popolato da Nuer, Azande, Baruya, Yanomamo, e di personaggi che in modo più o meno onesto e sincero hanno cercato il senso di forme di vita sociale completamente estranee ed incomprensibili ai nostri occhi. Intellettuali, studiosi seri, ma anche spie coinvolte con i servizi segreti o con multinazionali dalle dubbie finalità, girovaghi, personaggi controcorrente. Cosa ci lasciano? Ci lasciano, fondamentalmente, piccole e grandi perle di saggezza che spesso possono aiutare a lenire sofferenze, mostrandoci che il mondo è estremamente vario, ma che spesso anche nelle situazioni più radicalmente lontane dalle nostre abitudini si trovano problemi e sofferenze analoghe alle nostre. Da una parte, l'idea che in questo momento qualcuno viva in una foresta nel beato disinteresse per lo scontro di civiltà, per la riforma Gelmini, o per la crisi dei subprime ha, almeno su di me, un effetto catartico. Mi fa tirare un sospiro di sollievo. D'altra parte, quando mi capita di ritagliarmi fantasie di evasione, tipo vado a vivere in una capanna in Nuova Guinea coltivando qualche tubero e mantenendo tre o quattro mogli, quando penso questo, subito mi viene in mente come abbia studiato i dettagli della vita di chi vive in quel modo, per come li ha riportati qualche antropologo, ed allora mi rendo conto immediatamente che se non avessi i miei problemi ne avrei altri. Eppure, Corto Maltese docet, sognare è fondamentale, basta non crederci troppo.

Gli antropologi sono delle specie di rockstar nel mondo intellettuale, un po' come solo i fisici ed i matematici riescono ad esserlo. C'era un tale che si chiamava Edward Evan Evans-Pritchard, morto nel 1973, si dice, ritrovato in una vasca da bagno con una bottiglia di wiskhey in mano. Non so se sia vero ma a me piace pensare di si. Questo tale ha scritto un libro che per me è uno degli esempi più belli di cosa significhi fare antropologia: si chiama Oracoli, stregoneria e magia tra gli Azande. Gli Azande abitano nell'Africa centrale, tra Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centro africana e Sudan, e come tratto antropologico caratteristico credevano nella stregoneria: credevano cioè che alcuni individui fossero stregoni e che avessero alcuni organi che contenevano la sostanza responsabile della stregoneria, che permetteva loro di danneggiare altre persone, di solito rivali, portandole persino alla morte.
Non posso riassumere il libro, anche perché non me lo ricordo, però vorrei mettere in luce alcuni elementi che mi piacciono.

Allora, la stregoneria è anche un modo per spiegare le disgrazie. Noi saremmo portati a dire che è un modo sbagliato, nel senso che sappiamo che nessuno può far ammalare un altro attraverso la stregoneria, semmai con la medicina, ma non è questo il caso. Il fatto è che la stregoneria può spiegare la malattia in questi termini: perché tizio ha, faccio per dire, la scarlattina? Perché a Caio è caduto un tronco d'albero sulla testa fracassandogliela? Le risposte saranno: perché tizio ha contratto un virus, perché Caio stava lì a fare il tamarro appoggiato ad un albero pieno di termiti, e così via... Il fatto è che il perché della domanda riguarda un altro livello della realtà e della sua spiegazione. Il perché non riguarda tanto la causa o la catena di cause che hanno generato il male, termiti-albero-testa, contagio-virus-scarlattina, ma il perché si sia realizzato proprio quell'insieme di circostanze. E' come quando uno muore e la gente si chiede perché. Uno scienziato direbbe che è morto perché l'albero ha fratturato la testa provocando uscita di materia grigia e cose del genere. Eppure non spiega perché ciò sia successo, cioè lo scienziato non spiega niente al livello del senso che quella cosa assume per noi e per gli altri. La stregoneria invece interviene a questo livello della spiegazione. Mira al senso, non alle cause. Ma c'è altro.
Prendiamo il tizio con la testa rotta. Mentre lo curano, bisogna capire chi è stato che ha mandato il suo doppio invisibile ad indebolire quell'albero dove di solito si appoggiava per guardare le ragazze che passavano per andare al pozzo. Allora si fa un elenco di nomi e solitamente verranno fuori i nomi dei suoi rivali. C'è il cugino con cui si solito si litiga per dividersi i lavori nella terra posseduta in comune. C'è lo zio che lo tratta male perché è la figura più autoritaria della famiglia e non vuole che perda tempo con le ragazze. C'è quello che proprio non lo può vedere e a cui una volta diede un calcio nel culo a una festa. Allora, fatto l'elenco, uno si incarica di fare dei sacrifici per decidere chi della lista tra i possibili è stato lo stregone. Si sgozzano polli e si cerca sempre di manipolare i risultati dell'oracolo per far sì che indichi qualcuno in particolare. Chi e perché?
Il responso dell'oracolo in genere punta su una figura, che di solito è in conflitto con l'interessato per cause che hanno a che fare con i diritti sulla terra, sul lavoro, sui beni, o cose così. Accusando il tale di stregoneria si porta alla luce un conflitto latente, che il più delle volte è un tipo di conflitto molto diffuso nella società, perché magari alcune regole possono essere ambigue. In questo modo si manifesta un motivo di disputa e ci si costringe a risolverlo di comune accordo. Quest'interesse nel risolvere i conflitti è quello che fa sì che le persone accettino di essere accusate di stregoneria e ammettano di aver provocato il danno di cui sono accusate. Inoltre, la teoria vuole che la stregoneria possa agire senza che lo stregone se ne accorga. Si può essere stregoni anche inconsapevolmente, per cui se non si ammette la propria colpa la teoria rimane salva.
In pratica, la stregoneria consiste in un insieme di credenze che non devono essere giudicate per la loro verità, poiché funzionano ad un altro livello che è quello dei rapporti tra le persone, dei loro conflitti, e della spiegazione del senso delle disgrazie, delle malattie e della sofferenza.

Non so esattamente se sia possibile oggi replicare un lavoro di questo tipo. Neanche saprei dire esattamente a cosa mi porti riflettere sulla stregoneria, e sulla sua interpretazione, in questo blog. Il fatto è che a volte serve anche una finestra da cui uscire, da cui prendere come una boccata d'aria rispetto a tutto quello che c'è intorno, compresi i movimenti degli studenti di questi giorni. Quei poli sgozzati, così come le conchiglie che circolano nei circuiti di scambio tra isole in Melanesia, il più famoso dei quali è il Kula, oppure le automutilazioni Dervisci curdi, mi fanno pensare al mondo che per fortuna è grande, che per fortuna non è tutto qui, e che per fortuna non è tutto così. Per me erano i primissimi anni di Università quelli in cui studiavo queste cose, e pensavo che avrebbero fatto parte del mio futuro. Non è stato così, non è così, ma pazienza. Solo che a volte uno ci pensa e gli viene un pò di nostalgia.

martedì 14 ottobre 2008

PICCOLA OSSERVAZIONE SUL MODO DI SPIEGARE LE COSE ECONOMICHE

Da Repubblica di oggi:
"L'inflazione a settembre è al 3,8%, dal 4,1% di agosto. Lo comunica l'Istat confermando la stima preliminare. I prezzi su base mensile sono scesi dello 0,3%."
No, non sono scesi a Settembre, ma sono aumentati meno che a Agosto. L'indice riguarda l'inflazione che è l'aumento dei prezzi, non i prezzi.

venerdì 10 ottobre 2008

LA NEOCULTURA FASCISTA E IL MITO DELL'ORDINE

Decidere di fondare un coordinamento antifascista può dare la sensazione di qualcosa di anacronistico, tanto quanto fondarne uno fascista. Sembra di passeggiare tra i relitti della storia, tra idee, simboli, parole che sembravano consegnate per sempre, appena poco tempo fa, ai libri ed ai musei. Purtroppo non è così, e non lo è per diverse ragioni che mi piacerebbe provare a spiegare.

Qualunque appello al passato, ad una tradizione, ad una storia, ad una mitologia, affonda le sue radici nel proprio presente. Sono bisogni del presente che spingono il nostro sguardo al passato. Le simpatie fasciste, radicate nel mondo politico ed in questo governo in particolare, ma crescenti nella società e soprattutto nelle realtà giovanili, oggi, non rimandano praticamente a nessuno degli aspetti politici del regime fascista storicamente esistito. I punti caldi della società e della cultura in cui tendono a manifestarsi idee e pratiche di stampo fascista sono punti che non trovano, se non in modo marginale, qualche punto di connessione con il regime. Un esempio evidente è la questione dell’immigrazione: il riferimento al fascismo, celato o esplicito nei tanti atteggiamenti di xenofobia che vanno dalle più sottili discriminazioni fino alle pesanti aggressione sofferte dagli extracomunitari, rappresenta l’appello nazionalista ad un’ideale di superiorità della propria comunità etnica. Non vi sono però pratiche né progetti politici di derivazione fascista che servano ad affrontare, o anche a reprimere, l’immigrazione, tranne forse le leggi razziali, che pure non erano rivolte ad immigrati. Com’è dunque che nella condizione presente si ritrovano delle risonanze con il fascismo, allora?

Un nodo centrale credo risieda nel mito dell’ordine. Il militarismo fascista era una passione per l’ordine, la disciplina e la gerarchia, forse prima e più ancora che per la violenza,. Le divise, le parate militari e tutto l’armamentario estetico del regime erano richiami, appunto, ad un ordine regolato e controllato dal potere politico. L’aspetto totalitario del regime stava nel suo pervadere la totalità degli aspetti della società e della vita delle persone ad esso sottoposte. Questa passione per l’ordine spesso si esprimeva, fortunatamente, in un’obbedienza di facciata, in un rispetto puramente formale ed esteriore per le regole e per il potere, dal quale nell’intimo e nel privato, molte persone, mantenevano comunque una certa distanza ed autonomia di pensiero. E’ stato questo, probabilmente, che ha permesso al regime di cadere dando la sensazione di “squagliarsi come neve al sole”.

Ciò che, forse a torto, si è ritenuto ormai conquistato dopo il crollo del regime e la nascita della Repubblica è il rifiuto dell’ideale totalitario. Caratteristico della democrazia liberale, come sistema politico, è l’assenza ed il rifiuto, sanciti dalla costituzione, di un potere politico tanto invasivo da regolare ed ordinare secondo i propri criteri, quali che fossero, le esistenze dei singoli, come era invece tipico dei regimi totalitari, ad esempio. Occorre però dire che sotto molti aspetti è stato il mercato con i suoi dettami e le sue regole, a sostituirsi al potere politico, o a combinarsi con esso, per formare la struttura della società. Una vera libertà è ben lungi dall’esistere realmente. Eppure qualcosa è accaduto, qualcosa che appare, ed è, un miglioramento rispetto ad un regime totalitario: le libertà individuali, soprattutto politiche e religiose, sono state affermate fino a un punto dal quale sembra (e sottolineo sembra) difficile tornare indietro. Non pare in effetti che la maggior parte delle persone che pure appoggiano questa svolta autoritaria nella società italiana siano tanto interessate alla “certezza” dell’egemonia culturale e politica propria di un regime totalitario. In effetti, queste convergenze tra la neocultura del fascismo ed il fascismo storico non sono sempre esplicite. Sono forme subdole di richiamo, e forse non sempre consapevoli. E’ un atteggiamento verso la società che spinge verso queste posizioni. Ed in effetti ci sono, addirittura, vecchi militanti del P.C. che appoggiano le posizioni xenofobe della Lega, senza percepire contraddizione tra l’aver, un tempo, combattuto il fascismo e l’appoggiarlo sotto nuove forme, oggi.
Qual è allora il tipo di sicurezza che cercano nel richiamarsi a pratiche ed idee di stampo fascista?

Innanzitutto è un bisogno nevrotico di ordine. La differenza, in particolare somatica e linguistica caratteristica degli stranieri, è indice di una situazione di mutamento. E’ come se si percepissero due liquidi, di colori diversi, che si stanno mischiando e se ne cercasse disperatamente di impedire la fusione, perché non si riesce a capire quale sarà il colore del liquido che si otterrà alla fine del processo. Spesso, è vero, può trattarsi anche di guerra tra poveri, come si dice quando si parla della concorrenza che i lavoratori, spesso di fascia bassa, si fanno a vicenda per ottenere le briciole della ricchezza che producono. Eppure, la cosa più triste è che nella maggior parte dei casi il fastidio verso gli immigrati è un fastidio più “visivo” che fisico, qualcosa che si forma più nel contatto che nello scontro. C’è un ordine che viene a mancare, quindi, una condizione, illusoria, di purezza originaria, che si sente essere venuta meno e della quale si vorrebbe il ripristino.

Ed è qui che credo si stabilisca una particolare sintonia tra la condizione del presente e la cultura autoritaria del fascismo, quella specie di risonanza che fa sì che molte persone e molti giovani in particolare, anche nella più beata ignorata della storia, trovino negli slogan, negli atteggiamenti e nelle pratiche del fascismo qualcosa che appare loro sensato e coerente con ciò che hanno intorno e che vivono. Qualcosa che riesce a parlare loro. Il fatto è che il fascismo è costituzionalmente nostalgico, perché in cuor suo si illude di essere una forza che ripristina una condizione di ordine e di splendore storicamente venuta meno. E’ un mito di riscatto e di salvezza attraverso la forza dell’autorità.

Nella presente situazione di mutamenti economici e sociali, l’eliminazione della diversità in quanto tale, è il primo elemento di questa reazione.

Un secondo elemento può essere la continua ed ossessiva affermazione di regole, che sembrano offrire un’ancora di salvezza a coloro che non riescono a pensare e ad agire in un mondo diverso da quello a cui sono abituati. Questo secondo aspetto può sembrare marginale, ma è tanto pericoloso quanto sfuggente. Basti pensare alle crescenti limitazioni della vita sociale. Gli spazi comuni sono continuamente regolamentati da divieti di ogni tipo. Il solo fatto di vivere momenti e spazi delle città e delle giornate diversi rispetto a quelli “normali”, come le strade di notte, per esempio, è sempre più visto con sospetto e timore, anche in città, come Siena, in cui davvero si fatica a trovare giustificazione per la crescente percezione di insicurezza. Il “decoro”, parola sempre più ricorrente nelle lamentele delle cittadinanze come nelle ordinanze dei comuni, è il concetto che meglio esprime questa strisciante tendenza all’autoritarismo. Come se cartacce, bottiglie, schiamazzi –persino il mangiare in pubblico!- fossero sintomi di una qualche pericolosa degenerazione della società. Eppure è così che vengono vissuti. C’è anche quindi il moralismo di pura facciata, efficace nel trasmettere un’ideale di ordine piuttosto che nel rispettarlo, a caratterizzare le tendenze fasciste del presente collegandole con quelle del regime ispiratore.

C’è poi un altro fatto connesso a questo. Questa tendenza alla pulizia ed all’ordine tende, se non mira esplicitamente, a far sì che la vita sociale ripieghi sempre di più nel privato. Solo nei locali, pagando e consumando, si sta insieme. Oppure in casa. Magari davanti alla televisione. La passione autoritaria non fatica mai a seguire i dettami del mercato e degli interessi. In alternativa, solo con il beneplacito delle istituzioni si può accedere a qualche spazio di aggregazione chi non gode della loro approvazione, come gli irregolari, è bandito da ogni forma di vita sociale.

Ribellarsi a quest’ordine significa rivendicare il bisogno di autonomia nella creazione di luoghi, tempi e modi dello stare insieme. Significa cercare formule di convivenza e condivisione spontanee, aliene ad ogni forma di discriminazione razziale, di genere o quant’altro.

Sta nascendo: http://antifasiena.wordpress.com/: Seguitelo; speriamo che vada lontano, o almeno da qualche parte.

domenica 28 settembre 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

« Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarte Rodriguez, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale.»
GiovanniPaolo (si scrive così?) II. Ci vuole il Vernacoliere per ricordarsi di chi sono i Papi...

giovedì 25 settembre 2008

Questo è un bell'intervento, anche se vecchio, di Wuming su fascismo, antifascismo e memoria che condivido del tutto.

CITAZIONE DEL GIORNO

"Convivono all'interno dello stesso paese, a volte nella stessa regione o provincia, mondi più separati dei continenti. Signorie rivali, ciascuna con la sua Università, il porto, l'aeroporto, l'assessorato agli Eventi, il rimpianto di non coniare più moneta e la voglia di mettere una gabella contro il passaggio del vicino confinante. Con un unico punto comune: il diritto a lagnarsi, il cahier de doléances, rimane nelle mani delle classi dirigenti. Gli altri sono ormai troppo depressi per ribellarsi. A Parigi hanno avuto la rivolta della banlieu, a Milano il corteo dei borghesi del centro contro le periferie, guidato dal sindaco Moratti. Perché stupirsi se da vent'anni l'uomo più ricco d'Europa è quello che fa più la vittima in Italia?"

Curzio Maltese, I padroni delle città. Deve conoscere bene anche Siena, dove è proprio la media borghesia ricca e arricchita che sembra avere una fretta matta di andare a destra...

martedì 23 settembre 2008

ADULTI, GIOVANI, IPOCRISIA.

In questa manciata di righe vorrei parlare del modo ipocrita con cui la società ed il dibattito, sia pubblico sia privato, visto che il primo ha ormai plasmato attraverso i media anche il secondo, trattano di alcune cose importanti della vita, soprattutto rivolgendosi ai giovani. Quello che trovo sconcertante è il fatto che sui giornali si parli della vita, della morte, della droga e del sesso -delle cose importanti- come se ne parla in società, in pubblico, superficialmente. Superficialmente: cioè partendo dall'idea che la droga non ci dovrebbe essere e quindi senza riuscire neanche a domandarsi il perché ci sia. A volte mi sembra come cercare di capire la morte ad un funerale. Impossibile. Ci si può soltanto girare intorno, anzi ci si deve girare intorno, affaccendarsi di continuo intorno al vuoto, cercando di riempirlo.
Dunque, noi giovani e voi adulti siamo sulla stessa barca. Fatta con gli stessi materiali e sottoposti alle stesse regole. Ed agli stessi rischi. Allora, quello che vorrei capire -e non è una domanda retorica- è il perché si debba fingere che le pratiche e le regole del nostro vivere in società, del vivere "civile", come si dice di solito, debbano essere considerate autoevidenti. O meglio, perché la loro legittimità debba essere considerata ovvia, naturale. Non ho in mente niente di complicato: Lavora. Studia. Onora questo. Rispetta quello. Vestiti a modino. Eppure, tanto per fare un esempio, io spesso mi immagino morto, mangiato dai vermi, letteralmente, (è questo che succede gente!) e mi chiedo: a cosa è servito tutto questo, rispettare tutte queste regole? Perché della morte, del dolore e dell'infelicità non c'è traccia in quello che sento dire o vedo fare dagli operosi cittadini? E' ansia di salvezza e liberazione, la mia, e lo so perfettamente. Perché non vado in Chiesa? Perché la Chiesa specula su quest'ansia per imporre le sue regole ed il suo ordine: come quasi tutte le istituzioni politico-religiose mira all'egemonia. Cosa c'entra quello che faccio nel mio letto, o nella mia macchina, con ciò che sarà di me dopo che questo mio piccolo cuore si sarà spento? Perché la Chiesa mi rassicura se mi comporto bene -povero piccolo!- ma mi lascia lo stesso da solo, con dio.
Ora, per carità, non è che mi aspetto di trovare una soluzione alla paura della morte scritta sul quotidiano o nella politica (o forse si?), ma il fatto è che ci sono problemi, tipo questo, e angosce, tipo questa, che non mi sembra possano essere considerate risolte. Ma non c'è solo la paura della morte, che è un pò un caso limite per quanto riguarda i problemi umani. Ci sono anche disagio, dolore e infelicità.
Si parla delle famiglie assenti. No, le famiglie ci sono. E aggiungerei purtroppo, in molti casi. Famiglie solide, per bene, fatte da persone che hanno pazientemente e laboriosamente operato giorno dopo giorno, per anni, in vista del loro completo annichilimento. Che ci hanno dato tutto ciò che serve per essere felici, tranne la cosa più importante e cioè la prova vivente che si può esserlo davvero. L'ansia di cercare di costruirsi e ritagliarsi un posto nel mondo per scoprire un giorno, a 50 anni come Verdone -Mio dio!- che non ci va bene e che non è ciò che si è voluto. L'infelicità, a volte, è un male ereditario e in molti l'abbiamo ereditata da voi, padri e madri.
Siate onesti, "adulti", che avete il potere e che se non avete costruito questo mondo e non ne decidete le regole, almeno ne custodite le chiavi: quanti di voi hanno bisogno di un bicchierino, solo per avere quel leggero e momentaneo stordimento quotidiano -Certo!- compatibile con gli oneri e con gli obblighi di lavoro, si capisce... Quanti di voi grattano e grattano patine di disperazione alla ricerca di luce e di fortuna dai tabaccai? Quanti cercano di tenersi su con il sesso, quello più brutto, magari quello comprato... Quanti di voi si abbandonano ad irragionevoli e violenti attacchi di rabbia, mossi solo da un infelicità che cova, sordida, e cerca solo una valvola per sputare fuori rancore, possibilmente verso qualcuno più debole ed esposto?
Siate onesti, "adulti". Vivete nel rancore, per la maggior parte del tempo, e nella paura. Pieni di ansia. E la trasmettete ai vostri figli; poi però, quando noi la recepiamo e cerchiamo di sedarla -perché la società è vostra e fa paura a voi, figuratevi a noi!- allora ci dite che è sbagliato, che non si deve, che è mortale, senza dirci neanche PERCHÉ' non si deve e soprattutto in quale altro modo si può fare! Allora avete paura dei nostri vestiti. Dei nostri capelli. Della nostra musica. Dei nostri schiamazzi. Dei nostri modi di fare. Ma quello che meno di tutto sopporto quando trattate questioni come le droghe, è che dite di voler capire, di voler parlare, mentre poi per prima cosa MANDATE GLI SBIRRI CON I CANI fuori dalle scuole a rovinare per sempre la nostra vita. Il tutto in nome del dialogo, perché volete capire noi giovani. Vorrà dire che impareremo a parlare con i cani.

lunedì 22 settembre 2008

CRONACA

Tensione nei rapporti tra Iran e Italia dopo le dichiarazioni del Presidente del consiglio sul Presidente iraniano Ahmadinejad, che è stato paragonato ad Hitler. Alle reazioni irate della diplomazia iraniana Palazzo Chigi non ha smentito come di consueto, ma ha precisato che si trattava di un complimento.

sabato 13 settembre 2008

nessun titolow

Andate qui che c'è una cosa molto carina

giovedì 11 settembre 2008

11 Settembre

Allora, oggi è l'11 settembre. L'evento da tutti associato a questa data ha per me un significato particolare, anche se non è che ci sia dietro una qualche storia e neppure qualcosa di eclatante che riguarda la classica domanda del dov'eri cosa facevi ecc... (ero a letto con la mia ragazza, tra l'altro). I fatti dell'11 settembre 2001 hanno per me un significato un po' particolare perché sono stati il primo argomento sul quale ho cominciato a cercare informazioni sul web, sono cioè l'inizio di un pecoso che mi haportato ditto a questo blog. Devono essere passati ormai tre anni da quando ho avuto l'adsl (forse meno, non me lo ricordo) ed ho scoperto i filmati in streaming in un bellissimo sito che è la sezione di luogocomune.it sull 11 settembre, che trovate linkata in basso a destra.

Ormai, personalmente, mi sono fatto un'idea su quello che è successo quel giorno. Non so dire esattamente chi ha organizzato quella cosa, ma sono certo che Ben Laden sia solo un burattino, un fantoccio, un prestanome. Non so di chi, ma ne sono sicuro.
A confermamelo è stata la visione di 26 secondi del programma di Minoli, ieri sera su Rai 2. Contorcendosi sulla sedia girevole come sua abitudine, l'intellettuale ha mostrato in esclusiva una chicca eccezionale; era la ricostruzione del ritrovamento da parte del FBI di un reperto incredibile: la valigia di Mohammed Atta, il capo degli attentatori dell'11/9. Si vedevano due mani guantate che aprivano una valigia contenente: un corano, alcuni manuali di volo, una divisa da pilota e alcune pagine del diario di Atta contenenti appunti per dirottare l'aereo, vergati a mano in arabo su fogli volanti.
Ora, è sufficiente rifletterci su un secondo per accorgersi che c'è qualcosa di strano. Causa un errore commesso nell'imbarco dei bagagli, la valigia da stiva di Atta non è stata caricata sull'aereo dove si è imbarcato, da cui il ritrovamento. Ma, come diceva Lubrano, la domanda sorge spontanea: perché uno che si organizza per dirottare un aereo si porta dietro una valigia? Soprattutto, perché si porta dietro una valigia contenente la prova provata di ciò che sta per commettere? Poniamo che il piano fosse fallito: con quelle prove in mano lo avrebbero inculato per sempre. Perché quindi si sarebbe portato dietro una quantità di prove così plateale? Non regge. E' evidente che è una puttanata colossale, dall'inizio alla fine. La cronaca comunemente accettata di quei giorni è piena di circostanze impossibili da giustificare e spiegare, che non ho voglia di elencare qui perché chi vuole se le può trovare da solo. Mi limito soltanto a dire un'ultima cosa.

Ho rivisto le immagini delle torri nel momento del crollo: ho avuto la netta sensazione, a mente lucida e semplicemente guardando, che si tratti di una cosa che da un istante all'altro viene giù, come un sacco di patate. Mi da proprio la sensazione che, a meno che non si consideri la presenza di esplosivo, manca la causa scatenante del crollo. E' proprio un problema cognitivo: non riesco a vedere la relazione causa-effetto tra l'aereo che si schianta e la torre che viene giù. Provate anche voi a riguardare la scena -non ne mancherà l'occasione in questi giorni- e vi renderete subito conto che la storia non regge: non è possibile che un aereo ci si schianti sopra e dopo un'ora, così, la torre viene giù. Secondo me salta proprio all'occhio. O forse salta al MIO occhio. Di sicuro, e ne sono convinto, la gente come Minoli ci ha presi per deficienti. Ma il guaio è che hanno avuto ragione loro.

martedì 9 settembre 2008

CARTOLINE D'UN ITALICA ESTATE

Tempo di fine estate, tempo di bilanci. E allora bilanciamo.

SICUREZZA
Con la terza ascesa al governo di Berlusconi abbiamo tutti trovato un solido rifugi contro le nostre paure, qualunque esse fossero. Soddisfazione bipartisan per la presenza dei militari in città: drasticamente ridotta l'annosa piaga degli specchietti delle macchine rotti a pallonate dai bambini, soprattutto grazie all'autorizzazione data ai militari, dietro forte pressione di LaRussa (garrarmato 'sto cazzo), di crivellare di proiettili i tango e i supertele, antichi nemici della democrazia e delle libertà economiche.

In forte calo nelle zone di mare anche l'uso delle finte pinne di squalo, grazie alla massiccia presenza degli incrociatori della marina italiana, coadiuvata da quella inglese. Ha commosso la storia del piccolo Antonio, disintegrato da un missile subacqueo lanciato dall'audace sommergibile "Salò" mentre si avvicinava al materassino della nonna con la pinna di polistirolo legata alla schiena. Tra l'altro, il bambino era figlio di un deputato di AN: "Così impara", ha dichiarato il fiero genitore.

BENZA E ENERGIE
Nonostante, anzi, proprio per festeggiare rumorosamente il rincaro dei carburanti ("Quale rincaro?", ha risposto il presidente dell'associazione dei petrolieri alle domande insistenti dei giornalisti) verranno proibite le automobili con cilindrata inferiore ai 1800 CC, e verrà ridotta l'età per la patente a 16 anni, per incentivare il debole mercato dell'automobile.

Alla questione degli incentivi per le energie rinnovabili il ministro per l'ambiente Stefania Presticul... Prestigiacomo ha risposto in modo enigmatico scoppiando in lacrime e lanciandosi in una lunga lamentela (una "lappolata", come si dice a Siena) sulle superiori capacità persuasive della Carfagna, che l'ha scalzata dal ruolo di prediletta del Cavaliere. "Non cominciamo subito a dire stronzate che i pannelli solari non esistono nemmeno" ha risposto ad analoga domanda il ministro per lo sviluppo economico Claudino Scajola, mentre si accendeva una sigaretta con il suo nuovo accendino ad energia nucleare.

UBRIACHEZZA E DROGHE
Giro di vite anche contro gli ubriachi/drogati al volante, soprattutto nel severo e lavoratore NordEst. Le nuove misure prevedono però eccezioni significative per i padroncini che trasportano per conto loro: il Veneto ha deciso di tollerare la grappa, mentre la Lombardia ha fatto pressione per fare eccezioni sulla cocaina. "A me non ha mai fatto nemmeno effetto, la uso soltanto per colorarmi i capelli" ha dichiarato il presidente della regione Formigoni al settimanale Troia 2000.

Appena introdotta la pena di morte per i fumatori di cannabis, si sono levate alcune voci di protesta dai garantisti di Forza Italia. Comunque, è stato raggiunto un accordo sulle modalità di esecuzione della pena, che avverrà tramite pestaggio da parte di gruppi di neofascisti.

SCHUOLA E ISTRUZIONE
Per ciò che riguarda l'Università, dovrebbe arrivare una boccata d'aria grazie alla riforma delle graduatorie per i dottorati e per gli esami di Stato: le prestazioni sessuali faranno punteggio e curriculum, soprattutto se documentate da foto e video digitali. "Sono molto contenta" ha dichiarato il ministro Gelmini nel bel mezzo di un orgia tenutasi in occasione di una visita in una scuola superiore (Col grembiule, ovviamente.)

REATI SESSUALI
Strette di mano e caldi sorrisi per la riduzione delle violenze sessuali da parte degli extracomunitari sulle donne italiane, mentre ha raccolto larghi consensi il piano di sostegno alla prostituzione romena attuato, in via sperimentale, da Veneto e Lombardia. Stanchi delle negre, i leghisti esultano per la tanto agognata regolamentazione della prostituzione bianca: sconti comitiva per i gruppi di minorenni, riduzioni per chi festeggia i 18 anni e altrettante agevolazioni per chi gira il video e lo carica su internet; quest'ultima misura presa in collaborazione con il ministero dell'Istruzione, per incentivare l'uso della tecnologia tra i giovani.

CITAZIONE DEL GIORNO

"...il patriottismo è l'ultimo rifugio per le canaglie"
Samuel Johnson, parlando degli ultras che c'erano fitti anche nel XVIII secolo.

sabato 6 settembre 2008

Uso il post per mettere in bella vista questo link carmilliano ad un articolo sul libro Lo sguardo e l'evento, di Marco Dinoi, uscito postumo poco tempo fa.

giovedì 4 settembre 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"... zero cambiamenti tutti zero tolleranti ma zero tolleranza è un concetto, state attenti che non fa distinzione fra immigrati e residenti È pe cchesto ca nun 'e visto ancora niente... "

99 Posse, Esplosione imminente

mercoledì 3 settembre 2008

CREDO


"Non avrai altro Dio all'infuori di me"

venerdì 29 agosto 2008

“La discriminazione in base all’efficienza non è meno deprecabile di quella compiuta in base alla razza, al sesso o alla religione. Una società che dia
spazio solo ai sani, ai perfettamente autonomi e funzionali non è una società degna dell’uomo”


Giovanni Paolo II (non mi sono convertito, del papa amico di tutti i dittatori penso quello che pensavo prima. Però sono d'accordo con questa frase.)

lunedì 4 agosto 2008

NOSTALGIA CANAGLIA



C'è stato un tempo nella mia vita come in quella di molti, in cui esistevano gli eroi. Era l'epoca in cui Kurt Cobain cercava di dimostrare, forse senza saperlo e forse senza riuscirci, che la rabbia di un ragazzino deluso può non trovare soluzione, mai, e può rimanere pura, ingenua e intatta anche dentro uno tra i dischi più prodotti e commercializzati della storia, Nevermind. Era l'epoca in cui Dave Grohl rispondeva a Bono degli U2 che lui ascoltava solo il fottuto punk-rock. Prima ancora c'era stato Sid Vicious e i Pistols, con la sua cintura-cartucciera con le siringhe al posto delle pallottole (l'ho sempre immaginato così, come la caricatura che c'è sulla copertina di The Longest Line dei Nofx). C'era stato, per l'appunto, Fat Mike che conosceva in carcere, di notte, dopo che era stato arrestato per ubriachezza molesta o roba del genere, quel tizio ispanico basso e tatuato, che sarebbe diventato El Hefe, pilastro melodico del suono dei NOFX. C'erano stati tutti loro a popolare mitologie e fantasie mie e di milioni di ragazzetti.


La fede cieca nei musicisti era la cosa migliore e insieme peggiore che ci potesse essere: migliore, per la sincerità della passione che esprimeva; peggiore, perché io come molti altri ci mettevamo due secondi a trasformare uno stile musicale in uno stile di vita o di pensiero, per poi fregiarsi dei suoi simboli più vuoti o esteriori: capelli lunghi, corti, creste, colori, pochi piercing (all'epoca), magliette, spille e altre puttanate così. Avevamo bisogno di identità, di valori e di significati da dare, semplicemente, al cazzo che ci andava di fare, e così prendevamo le mitologie più a buon mercato. Il senso glielo davi te, in fondo, sebbene occorresse omologare i gusti. Tipo: i Nirvana sotto la Sub Pop erano meglio (beh, certo...), Incesticide ne era la prova, e così via, tra ortodossie ed eterodossie più o meno sensate. L'infamia peggiore che ci potesse essere era cominciare ad ascoltare un gruppo apprezzandone le produzioni più recenti e più famose (che invece di solito è la regola). Se si parlava, raramente e solo per pochi secondi, come di un parente scomodo, dei Green Day occorreva precisare che il proprio interesse per loro era nato dall'ormai ancestrale Insomniac, piuttosto che dal tormentone Basket case; nel caso, occorreva correggere il tiro associandoli ai più duri e puri Rancid, o agli Operation Ivy. Il fatto è che la musica ci serviva a questo. A creare mondi e storie da cui prendere valori, raccontando aneddoti ed associando la musica alle nostre o altrui imprese, possibilmente le più strampalate o improbabili. Associavamo, credo, suono e attitudine rock ad un senso di rivolta generico, ma circostanziato di volta in volta. Ed il rock per molti aspetti era questo: energia vera, spinta verso obbiettivi e traguardi più o meno concreti. Il brutto, come dicevo prima, era usarlo per umiliare gli altri, per giudicarli, per misurarsi con loro e contro di loro in un gioco molto talebano alla purezza estetica e spirituale dell'ascoltatore, del punk, del rocker.


Ebbene, una delle cose di cui sono più felice e fiero, e me l'ha fatta ricordare una persona poco fa in un messaggio, è l'aver gettato via l'acqua sporca, cioè la corazza di pregiudizi e di identità che prima cercavo nella musica, ed aver salvato il bambino: la musica. Tutta. Da un po' di anni ho ascoltato e provato ad ascoltare tutto, ho scoperto nuovi miti (e qualche falso dio), ed attualmente trovo un enorme soddisfazione nel cercare per ore musica nuova, sul computer o sulle bancarelle, poco importa. Scopro piste. Collegamenti inaspettati. Rimandi su rimandi, come a cercare un disegno che si presente ma che non si trova mai. E' il tipo di ricerca, credo, che da più soddisfazione. Questo passaggio ha avuto un ulteriore pregio: riesco a condividere qualcosa un po' con tutti, anche con i miei peggiori nemici di un tempo, i metallari e i jazzisti. Mi viene il dubbio infatti che il problema non fosse il tipo di musica, ma l'uso che ne facevo e che ne facevamo. Segni e strumenti di separazione, piuttosto che di unione. Non avevo capito che potevano essere veicoli di un senso di unità nella condivisione.


Per esempio: chiunque conoscesse abbastanza bene i Nirvana spero si ricorderà dell'ultimo riffone di aneurysm, in cui dopo il crescendo riparte il giro con delle parole nuove. Parlano di una donna. Chi si ricorda come ripartiva la canzone, con quelle parole, spero si emozioni un po' a ripensarci. Io si. Dicevano "She keeps it pumping straight to my hearth", lei continua a pomparmelo dritto al cuore, con quella potenza di suono sotto. Sembrava di sentire Lei che con quella canzone spingeva il sangue nel cuore e muoveva tutto. Era proprio questo che provavo ascoltando quel pezzo e spero che a qualcuno, da qualche parte, a ripensarci, gli si smuova un po' il cuore. Se è successo, almeno un pochino, allora è vero tutto quello che ho detto. Altrimenti, siete degli animali.

CITAZIONE DEL GIORNO

"Non esiste un mondo la fuori dove tutto va meglio, c'è solo questo… solo questo grande sasso."
Sean Penn, La sottile linea rossa.

giovedì 31 luglio 2008

Non me ne ero accorto ma nel frattempo sono diventato un alieno

Giusto oggi sono tornato dal mio erasmus parigino, trascinando all'incirca una sessantina di chili di bagagli da solo (non sto scherzando) lungo una traversata in treno durata tredici ore. L'ho scelto io, è stata una bella esperienza, quindi bene così. Il problema è sorto nel treno che da Milano mi avrebbe portato a Firenze, dove nel tratto fino a Bologna ho avuto la compagnia di tre personaggi spiacevoli, di cui uno in modo particolare. Per rispettarne l'anonimato (comunque i nomi li ignoro e va bene così) li chiameremo: Milanese del cazzo, donna, da qui in poi MDC; Ragazzo del cazzo, d'ora in poi RDC e Ragazza del ragazzo del cazzo, che d'ora in poi sarà RRDC.


Identikit di MDC:
Donna, bionda, orrenda, quarantenne, due figli, un marito, una vita di esperienza nel settore edilizia brrrrrrrianzolo (già vengono i brividi). Affetta da una preoccupante logorrea si qualifica subito così:

MDC: Treni in ritardo eh si, in questo paese servono tante sculacciate ma ora se dio vuole c'è chi ci pensa... il 20% dei malati è tornato al lavoro dopo la modifica sui permessi di malattia fatta da Brunetta (dai, quello basso, simpatico...).


Nel frattempo. per cercare di suscitare il suo orrore, ho dato soldi in elemosina a:

1) ragazza sordomuta in cambio di portachiavi con palla da biliardo nera numero otto (anche bellino). "Mi serviva" ho precisato, tanto per fare un po' il cinico anch'io;


2) giovane ragazzo molto sporco con evidente scimmia al seguito che aveva bisogno di quattro euro quattro per tornare a casa. Gliene ho dati due, sempre per fare un po' il cinico."Grazie capo" mi ha risposto correndo via.


Ero molto stanco, lei ha cercato di trascinarmi in una discussione, io ho glissato dicendo che in Francia sono più civili (lo so, ma non avevo argomenti, ero stanco) e difendendo la loro gigantesca ma efficace burocrazia. Mi sono dato ad un sonno diplomatico, cioè ho finto di dormire per non avere a che fare con lei. Ma ecco che entrano in scena gli altri due. Ed era meglio se parlavo io.


Identikit di RDC.
Bruno, occhio vacuo, faccia inespressiva, accento meridionale, cercava casa a Milano.


RDC: "Qual'è un quartiere tranquillo? Senza delinquenza magari con studenti..."


Nooo, ragazzo abozzala te... e daje...ci s'ha la stessa età io e te...lasciala perdere lei, penso io. Inutile. I frammenti di conversazione che seguono sono quanto di più preciso ho potuto memorizzare. Per quanto possibile sono stato fedele allo spirito, quando non alla lettera, dei discorsi fatti su quel cazzo di treno.

Parassiti
MDC: I Rom io ne ho conosciuta una eravamo amiche era bravissima una brava persona ma ti dico una mos-ca-bian-ca... tra loro mi ha raccontato lei che in realtà il crimine...il furto è un merito e l'arresto è un onore (Bé, anche nei Bravi Ragazzi è così: significa semplicemente che esistono culture della delinquenza).

RDC: Ebbè quando poi diventa una PIAGA SOCIALE (ripeterà l'espressione piaga sociale per altre cento sedici volte: deve averla imparata da poco).

MDC: Sono come dei parassiti sai...hai presente i pidocchi? (Allora immagino che la soluzione sia qualche agente chimico...).



Nel dormiveglia pensavo alla parola: parassitismo. L'ultima volta che mi era venuto da associare la parola a qualche fenomeno sociale era mentre leggevo No Logo. Molte grandi aziende multinazionali investono in paesi come l'Indonesia o la Thailandia poiché questi offrono allettanti esenzioni fiscali, pressoché totali, come incentivo all'avvio dell'attività per un periodo di tempo, mettiamo, di cinque anni. Inoltre offrono una totale assenza di diritti sindacali ai lavoratori. Il risultato è che al termine del periodo l'azienda o se ne va, o rinnova il contratto sotto nome diverso e continua ad usufruire dell'esenzione fiscale. Un progetto simile era stato avviato, ma presto interrotto, in Francia, per favorire gli investimenti in alcune aree depresse. In questo senso, le multinazionali sono come parassiti che sfruttano i "vuoti" fiscali e legislativi che i governi e le amministrazioni offrono loro. Il guaio maggiore, secondo me, è che questo "male", purtroppo, è un male banale, perché ciò che lo alimenta non è un demoniaco progetto di sfruttamento globale, ma semplicemente l'innocente desiderio, di per innocuo, di un bel paio di Nike. Come quelle ai piedi di RDC.

Corruzione
MDC: Io ho lavorato per dieci anni nell'amministrazione di un'impresa... il capo diceva sempre che non voleva lavorare per il pubblico ma solo con i privati (Un liberale serio?)...ma perché il pubblico non paga... ci vogliono anni prima di vedere i soldi AH AH AH (AH AH AH...)... No dai a parte tutto c'è la corruzione... tu pensa che una volta il capo mandò me a pagare la bustarella mi disse "Porta questa a tizio" io ci mancherebbe per l'ingegnere faccio questo ed altro...però quando ero lì al tizio l'ho guardato di un maaaaale...(mi immagino...) sai che dopo il tizio ha telefonato all'ingegnere e gli ha detto "La prossima volta mandami un uomo che con una donna prender soldi mi mette in imbarazzo (?)" Capito?

RDC: Ma tu pensa...


Pensavo, nel frattempo: ma te pensa che il più grande scandalo finanziario e politico della storia italiana aveva come epicentro Milano: eh, questi terroni.... Fortuna che ancora oggi al governo c'è qualcuno che ai corrotti li guarda male, altrimenti chissà dove eravamo.

Albanesi

MDC: "Come si chiamavano quelli che arrivavano con i gommoni... dai..."

RDC: "Albanesi"

MDC: "Bravo ecco sai che ne ho conosciuti due in treno di albanesi ... neanche sembravano albanesi ... sai: integrati, parlavano benissimo italiano ... insomma questo qua fa le rifiniture in muratura dei palazzi...delle facciate...è proprio bravo lavora tantissimo perchè è bravo lo chiamano qua e là e lui è in regola mi dice "pago le tasse ..." ecco lui è un esempio di uno che vuole davvero emergere ... quando uno vuole emergere..."

RDC: " quand'è così va bene"


MDC: Che poi i calabresi, se ci pensi, sono più a Sud degli albanesi... Ah AH AH

RDC: AH AH AH geograficamente è vero...

Si, il problema è che il ragazzo viene dal Sud della Campania, praticamente al confine con la Calabria. Eppure non c'è un filo di imbarazzo in lui in lei.

Cultura
MDC: Allora l'altro giorno ho viaggiato in treno di fronte ad un professore di architettura che ci ha fatto vi giuro una lezione di architettura che è stato un piacere sentirlo ... lui è uno famoso poi mi ha detto che ha collaborato al restauro della torre di Pisa era nella squadra di quello ... il tale vabbè ora il nome non me lo ricordo...e io non sapevo che era un cattedratico ma quando l'ho capito ho pensato Caspita mi sono sentita onorata emozionata sai di averlo lì ho pensato se l'università è un posto dove senti parlare così ... belle lezioni, stimolanti .... in questo modo potrebbe essere bello andarci ... alla fine sai lo abbiamo anche ringraziato e gli abbiamo pure stretto la mano (L'inchino glelo hai fatto?)

Perché, cosa cazzo dovrebbe essere l'università? Sinceramente questo non me lo aspettavo: il timore riverenziale verso la Cultura con la C maiuscola, la deferenza verso i dottoroni; probabilmente la tizia non ha studiato oltre un istituto professionale, ed evidentemente la cosa le crea complessi, almeno di fronte ad un dotto. Chissà poi qual'è la sua idea dell'Università? Cosa si immaginava che potesse essere se non un posto in cui persone che sanno molte cose cercano di trasmettere queste cose agli studenti, possibilmente nel modo più interessante e comprensibile possibile.

Nel frattempo fuori dal finestrino scorreva la Padania: un'ininterrotta distesa di industrie antenne, capannoni, ruspe, ciminiere, caseggiati squallidi. Questa è la vostra ricchezza, il vostro benessere, la vostra civiltà. Fate orrore e non ve ne rendete conto. Avete distrutto tutti i fiumi, tutta la terra che amate tanto l'avete desertificata e squartata, il tutto per far soldi. Siete la parte più ricca e ignorante d'Italia. Migliorarsi come persone per voi è comprare l'ultima generazione di telefonino, e basta. Io vi disprezzo di tutto cuore.


Culture
MDC: Sai è una questione di cultura ... se tu stai con un Rasta per lui è normale la poligamia non puoi pretendere che non abbia altre donne ... per loro è così"

Volevo dire: ma in Italia chi ci va a puttane? La tizia non lo sa forse che i padani sono anche i maggiori consumatori di sesso a pagamento d'Italia?


Tecnologia
MDC: Sai io ho il videofonino di seconda generazione quello con la televisione ... l'altro giorno un tizio sempre in treno lo vede e mi fa "Ma questo fa anche computer e tutto?" "Certo" gli rispondo "ma allora il computer portatile è superato?" "Certo è obsoleto ormai..." è obsoleto... (ripete la parola due o tre volte: deve averla imparata da poco)... puoi ... che ne so ... puoi ... attaccarlo alla stampante e stamparci le cose...

RDC: Eggià...

Questa non sa neanche cosa farci col computer.

Maternità
MDC: Io ho avuto due figli ma ho dovuto lasciare il lavoro perché il capo insomma dopo dieci anni che ci ho lavorato non ha voluto venirmi incontro ha preferito chiudere il rapporto di lavoro perché io non ce la facevo e lui dice che aveva bisogno di una persona presente ... e insomma ora sono sotto un altro ... un'ottima persona ... più elastica... magari lavoro dieci ore al giorno ma poi quello dopo sono libera ...

RDC: non è stato molto disponibile... ci vorrebbe più disponibbilità ... insomma fare figli è importante...no?

Vai vai, l'impresa famiglia, il conflitto di classe non esiste, i padroni e i lavoratori sono uguali, tutti sulla stessa barca... si si certo. Tutto si riduce al padrone brava persona o al padrone troppo rigido. E anche le donne: la questione femminile non esiste, figuriamoci, tutti uguali, tutti al lavoro, e pedalare. Ben ti sta, stronza: hai votato (tanto lo so chi voti te, ma lo fanno tutti, quindi va bene) le forze politiche più arroganti, prepotenti, machiste e filo-padronali che ci siano, il tutto per fare scudo contro gli immigrati. Ora te le tieni. Tanto a te sta bene così, no?


Perla finale
MDC: Hai presente la scena quella con Pozzetto che a me fa scompisciare dal ridere ... quella che lui è nella casa scende il letto e fa taaac hai presente? AH AH AH

RDC: Si Si AH AH AH

Il riferimento non l'ho capito, non conosco il film in questione e non voglio conoscerlo. Loro invece si.


Identikit di RRDC:
Non ha proferito verbo. Ha annuito facendo sissì con la testina a tutto ciò che diceva MDC e soprattutto ai commenti di RDC. Su richiesta di quest'ultimo si è limitata a estrarre panini e cellulari (ne aveva tre) dallo zainetto. Una brava ragazza, probabilmente felice di occupare il piccolo posto nel mondo che gli altri due le hanno ritagliato.


Amarezza
Bentornato in Italia. Io non ho mai amato particolarmente i miei simili. Cioè, non ho mai amato le persone quando si raggruppano sotto etichette, sotto categorie. Quando fanno una Chiesa e fanno a gara a chi ci è più dentro degli altri. E' per questo che mi sono sfilato dalle contrade quando ero ragazzetto. Non sopportavo quell'enfasi, quella dimostrazione di attaccamento, di identità esibita, ostentata, a tutti i costi. Non è che avessi una teoria dell'identità collettiva o roba del genere, ovviamente, però non sapevo cosa fare, mi imbarazzava e avevo paura di non riuscire. Credevo che servisse un qualcosa che non avevo, un amore che non sentivo. Il tempo mi ha portato a credere che quell'attaccamento non esista, a meno di non darne prova agli altri. Allora esiste ed è riconosciuto da e attraverso gli altri, stando insieme. Io non ci credo alle identità collettive. Il guaio, e arrivo al punto, è che vorrei crederci. Vorrei credere che torno in Toscana e trovo un ambiente familiare, di persone tranquille, che lavorano, sì, ma il giusto, che non covano tutto questo rancore verso i giovani, verso i negri, verso chi piscia sui muri, chi beve toppo, chi è sporco. Vorrei credere che esista un posto in cui le persone sono così e non vogliono andare in giro a pestare nessuno, non vogliono dimostrare niente a nessuno. Confesso che mi sono illuso di poter tornare e trovare questo. Eppure non sono solo, mi dico sempre. E penso: se ci siamo battiamo un colpo. Se c'è qualcuno che l'ha al culo di quello che vede in tv, sente alla radio, legge sul giornale, che si è rotto il cazzo di dar soldi e voti a fior di ladri e delinquenti, cialtroni ignoranti e ottusi. Se c'è qualcuno che vuole un posto umano dove vivere, dove semplicemente economia ed istituzioni funzionano per i bisogni e non per fare mucchietti di soldi, e dove essere insieme non vuol dire essere noi e non loro ma essere tutti e ciascuno a modo suo, dico, porca madonna, facciamocelo da noi 'sto posto.

giovedì 10 luglio 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Il futuro era ieri. Pazienza."

Il Vernacoliere, Giugno 2008.

martedì 8 luglio 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"La camera pareva la sede di un disastroso esperimento zoologico condotto con l'ausilio di whisky e gorilla."

Hunter Stockton Thompson, Paura e disgusto a Las Vegas.

(E' la seconda citazione che metto di questo libro, lo so, ma mi faceva ridere.)

lunedì 7 luglio 2008

ISLAMPUNK

«Punk è come una bandiera. Essendo un simbolo aperto, significa quello che le persone credono significhi. Smisi di cercare una definizione di punk quando smisi di cercare una definizione di Islam. Non sono diversi come si potrebbe pensare. Sono iniziati entrambi con tremende esplosioni di verità e vitalità, ma sembrano aver perso qualcosa lungo la strada. La somiglianza più importante è che l’Islam, come il punk, non rappresenta cose, bensì idee. Non possiamo tenere in mano il punk o l’Islam. Perciò cosa potrebbero significare oltre a quello che vorresti significassero?»

A noi italiani, il sentir pronunciare la parola Islampunk rimanda immediatamente a Giovanni Lindo Ferretti, epoca cccp, allucinazioni mistico-sovietiche, internazionalismo, terzomondismo e Khomeini. Più o meno. Infatti, oltre a tutto questo, Islampunk è un libro scritto da Michael "Muhammad" Knight (si, proprio come quello di Supercar), un giovane musulmano americano convertitosi all'Islam verso i 15 anni, che è andato anche a combattere in Cecenia per assolvere l'obbligo del Jihad (che vuol dire letteralmente "sforzo" per propagare la fede islamica, o difenderla, non Guerra Santa). Una vita abbastanza tortuosa, insomma. Tra le altre cose, il buon Michael è anche un punk americano e un ascoltatore piuttosto accanito di Hardcore. Il suo romanzo racconta la vita di un gruppo di punkettoni musulmani di Buffalo, tutti o quasi studenti, immigrati o figli di immigrati; il protagonista è il mite Yusef Ali contornato da Rabeya, femminista riot-girrrl col burqa, Jeanghir Tabari il mistico Sufi, Ayub lo Straordinario, e Umar lo straight-edge, che ha felicemente unito il rigorismo morale islamico con la caratteristica filosofia sXe. La storia ruota intorno alla vita ordinaria (si fa per dire) del gruppo di amici ed all'organizzazione del primo e più grande concerto Taqwacore (punk musulmano: taqwa significa rivolto a Dio, più o meno) della storia americana e mondiale, con gruppi da tutti gli U.S.A..

Il libro in sé non si può dire sia un congegno perfetto: la narrazione salta un po' qua e là, accelera e rallenta in modo abbastanza soggettivo, e a tratti le descrizioni sono un po' confuse. Eppure Islampunk punta il dito su una serie di questioni che secondo me superano i confini delle problematiche interne, tanto della religione islamica quanto dell'est-etica del PunkHC. Il libro sembra sia stato recepito, in generale, secondo quella che è un po' l'intenzione del suo autore: provocare e dissacrare, da buon Punk, per mostrare che dietro ogni regola rigidamente osservata, come quelle imposte dall'Islam, si muovono persone in carne ed ossa che possono, se lo vogliono, incontrarsi, stare insieme e condividere, superando ogni distinzione dottrinale, ideologica e culturale. Le recensioni del libro, stranamente, non sono molte. Qualcuno, ovviamente, ci ha visto un atto di accusa verso l'Islam ortodosso (come se ne esistesse uno soltanto) ed il tentativo americano di forzarne i limiti per trasformarlo in qualcosa di moderno, aperto, al passo con i tempi. Falso. Falsissimo. La forza del libro sta da un'altra parte.

L'immagine che di solito si ha dell'Islam è quella di un rigido sistema di norme che ordinano il pensiero e le azioni dei fedeli, sottomettendoli e conformandoli al potere unico della religione. In realtà l'Islam è una religione che pretende di basarsi su di un libro, mentre si basa, nelle sue innumerevoli e multiformi varianti storiche e geografiche, sulle interpretazioni che sono state date del contenuto del Corano e degli altri testi che costituiscono la Sunna. Il problema diventa allora il seguente: come si fa a decidere quale sia la via giusta, il modo giusto di essere musulmani? Infatti, ciò che accade ed è sempre accaduto nelle società islamiche è che i faqhi, i giurisperiti studiosi di diritto islamico, manifestino il loro parere attraverso le fatwa, delle specie di pareri/sentenze in cui proclamano la conformità o la difformità di qualcosa rispetto alla legge religiosa. Il problema però è che nessuno può avere l'ultima parola in materia. In altre parole, le persone possono seguire questo parere, come possono farlo i poteri politici, ma nulla vieta, in linea di principio, che qualcuno si alzi e sostenga che l'Islam in realtà prescrive o legittima esattamente l'opposto rispetto a quanto proclamato dalla fatwa suddetta. Ed è qui che arriva il discorso del punk.

Ciascuno dei protagonisti del libro sostiene una sua versione dell'Islam, come ho già detto: il mio personaggio preferito è Rabeya, femminista col burqa ricoperto da toppe ed adesivi di vari gruppi punk, che probabilmente cerca di sottolineare polemicamente come una società che copre ossessivamente ogni centimetro di pelle femminile non abbia un'idea della donna così diversa rispetto ad una società che altrettanto ossessivamente espone ogni centimetro di carne femminea. Ma il personaggio più importante è sicuramente Jeanghir Tabari. Jeanghir è il pilastro del racconto: è lui che organizza il megaconcerto di gruppi Taqwacore, che provengono in genere dalla California, e che occuperanno la casa dove vivono i protagonisti per tre folli giorni di ubriacature e preghiere. Il suo intento è chiaro: tutti devono potersi esprimere come musulmani e punk al contempo, magari costruendo una corrente musicale particolare: taqwacore femminista, politicizzato (ci sono gruppi come i "Vote Hezbollah"), straight-edge, oppure queer. Devono comunque riuscire a far confluire le loro differenze dentro un contenitore unico che li faccia sentire tutti fratelli. Ed è in quest'impresa che il punk e l'islam si uniscono.

Il punk e l'HC, come tutte le correnti (contro-)culturali, costruiscono specifiche identità sonore: i fugazi non sono i wasted youth che non sono i nofx ecc... Alla varietà sonora, però, corrisponde anche una varietà di attitudini esistenziali tra loro difformi: basta pensare al sudore e al sangue delle origini in confronto alle airwalk e i suoni melodici più recenti. Eppure la cosa importante è quella di riconoscersi come fratelli, come esseri diversi ma in grado di accettarsi e di convivere insieme. Questa era l'ispirazione originaria dell'Islam: una religione cosmopolita, nata per superare i particolarismi tribali legati al sangue ed all'appartenenza locale, caratteristici di una condizione considerata barbara, primitiva, chiamata jahiliyya.

Quante volte si sente dire che il "vero" punk era questo o quello, e le altre sono soltanto copie corrotte, fichette, ecc...? Quante volte un modo di vestirsi o di farsi i capelli diventa un modo per riconoscersi, per includere qualcuno ma anche per escludere qualcun'altro? Quante volte gruppi in linea di principio tolleranti finiscono per usare alcuni loro caratteri fisici, comportamentali o etici per identificarsi e per escludere un qualche diverso, discriminandolo? Jeanghir Tabari rappresenta il contrario di tutto questo: contro il parere di tutti, il mistico punk si fa in quattro per avere al concerto anche i gruppi più intolleranti e bigotti: "Se li escludiamo facciamo come loro".

Ecco l'inaspettato punto di contatto tra punk e Islam. Due contenitori che hanno saputo offrire, sia a chi aveva tutto sia a chi non aveva niente, degli spazi per stare insieme e per condividere qualcosa. Chiunque tu sia, puoi fare la tua professione di fede, inginocchiarti e pregare gomito a gomito con i tuoi fratelli. Chiunque tu sia puoi buttarti nella mischia e pogare, oppure puoi suonare, che tu sappia farlo bene o meno. Quello che conta è che sei in mezzo ai tuoi fratelli, e loro non ti escluderanno.

Riassumendo, per concludere: al centro del libro c'è una ricerca sia personale, sia collettiva: quella di uno spazio in cui le persone possano stare insieme in nome di qualcosa che ne superi le differenze. Michael Muhammad Knight, l'autore, parla di tutto questo in modo forse un pò ingenuo ma generoso. Solleva grossi problemi, quindi, e lo trovo un libro sano, fondamentalmente, per due motivi:

- perché sbatte in faccia a tutti noi il fatto che sempre più spesso viviamo dentro nicchie di mercato spacciate per scelte esistenziali;

- perché denuncia l'ipocrisia con cui spesso ci si spaccia per tranquilloni, magari intenti a costruire e diffondere idee e modi di fare con aspirazioni universali, per poi spaccarli in testa al primo stronzo che non è d'accordo.

martedì 1 luglio 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Tutti quei lisergisti patetici e appassionati che pensavano di potersi comprare pace e comprensione a 3 dollari la botta. Ma la loro sconfitta e il loro fallimento sono anche nostri. Ciò che Leary si è portato dietro nella rovina è l'illusione circa un intero stile di vita che lui stesso aveva contribuito a creare... una generazione di sciancati permanenti, di cercatori falliti, che non è mai riuscita a capire l'originaria menzogna che la cultura lisergica ha ereditato dai vecchi mistici: la disperata supposizione che qualcuno -o perlomeno qualche forza- custodisse la Luce alla fine del tunnel."

Hunter Stockton Thompson, Paura e disgusto a Las Vegas.

(Fa fico scrivere anche il secondo nome perciò ce l'ho messo. Ganzo eh?)

lunedì 30 giugno 2008

A.A.A. CERCASI

Cercasi persona mediamente intelligente che si renda conto e dica pubblicamente che forse non è il caso di continuare a rompere il cazzo con la produzione industriale. Come se il benessere delle persone dipendesse dal P.I.L. e quindi da quante macchine produce e vende la F.I.A.T.. Calo delle vendite? Benissimo. Inquiniamo meno. Con tutti i morti e l'inquinamento perchè nessuno lancia l'allarme automobili? Troppo smog, troppi pericoli. Riduciamo la velocità di punta delle automobili: limite 110? Massimo 110. Sarebbe un attentato all'italica virilità (o a ciò che ne rimane.)

Cercasi anche persona in grado di spiegare il significato dell'espressione "La Spagna ci ha sorpassato con il P.I.L.. Chi sorpassa chi e in cosa? Io ho tutta la simpatia del mondo per gli spagnoli, ma il fattto di essere in una fase di crescita economica non significa assolutamente nulla. Anche la Cina è in una fase di crescita economica.

sabato 28 giugno 2008

CITAZIONE DEL GIORNO: FACCE DI BRONZO

«Il fatto più paradossale ma al tempo stesso illuminante dei nodi irrisolti, culturali prima ancora che politici, della vita politica italiana è rappresentato da un movimento autenticamente reazionario come quello di Antonio Di Pietro (che oggi si esibisce perfino con la trebbiatura del grano, probabilmente con il petto virilmente scoperto), ma capace di rappresentare le pulsioni più profonde della sinistra italiana, fino a indicarne la rotta e di dettarne le scelte politiche più importanti.»

Un commento di Sandro Bondi sulla questione intercettazioni/puttanopoli.
Applausi. Scroscianti.

venerdì 27 giugno 2008

TRISTEZZA

Questo mio governo
che disprezza i ladri
ma apprezza i corruttori,
che ripudia le droghe
ma adora le puttane
Questo governo,
anche mio:
andasse a fare in culo chi l'ha votato.

giovedì 26 giugno 2008

CITAZIONE DEL GIORNO E PICCOLO POST

"In Italia, un rom ubriaco che ammazza quattro ragazzi, merita un soggiorno in un residence in riva al mare e poi contratti da star e la celebrità di un divo di Hollywood. Berlusconi che fa quattro telefonate, neanche lontanamente paragonabili a quelle di D'Alema e Fassino del tipo"allora abbiamo una banca!" è messo sulla graticola e additato come il più pericoloso dei criminali! Continuino pure così: a tanto odio seguirà, come un boomerang per loro, una sempre maggiore solidarietà con Berlusconi, perchè è palese che certi magistrati lo vogliono eliminare come nemico politico e non fare giustizia!"

Un lettore de Il Giornale, evidentemente scontento del trattamento da signori che i Rom e gli estracomunitari ricevono in Italia, mentre la brava gente come Berlusconi non riesce a stare tranquilla nemmeno per un minuto.


"Cani al guinzaglio" potrebbe essere il titolo della citazione di oggi. Una massa di persone infelici e rancorose alla ricerca di qualcosa di facile in cui credere e di qualcosa di altrettanto facile da odiare e contro cui abbaiare. I lettori de Il Giornale, tra le altre cose, sono questo. Si sentono rappresentati da un uomo che dice di aver attraversato mari e monti per portare una parola che nessuno sa cosa significhi, usata come la usa lui. Libertà. Ma cosa c'è di così simbolico in questa storia a misura di bambino? Davvero il popolo si sente vittima, peseguitata e oppressa da giudici e moralisti che parlano bene e razzolano male? Chi ha fregato il popolo tanto da -Poverino!- ridurlo in questo stato, impoverito, deriso, e pure umiliato? Forse il popolo stesso, quando ha smesso di sorvegliare i suoi capi e i suoi padroni al punto da non saperli nemmeno più riconoscere? Davvero, allora, vi rappresenta la storia di questo tizio basso e tarchiato, pelato, che mente sapendo di mentire, che ha fatto della sopravvivenza un'arte di vita, un tizio sempre con la coscienza sporca, tanto sporca da non avere altra arma che il giuramento sulla testa dei figli per proclamare la sua innocenza e convincerne il popolo; questo spaccone, ignorante, piccolo uomo bugiardo vi rappresenta? Si? Allora sapete cosa vi dico? Andate a fare in culo.

venerdì 20 giugno 2008

CITAZIONE DEL GIORNO

"Io mi sono tenuto in stretto contatto con le persone di B. e loro conoscevano la mia situazione. Erano consapevoli, in particolare, di come i miei soci si fossero intascati la maggior parte del dividendo; sapevano bene che il modo in cui io avevo reso la mia testimonianza (non ho mentito ma ho superato momenti difficili, per dirla in modo delicato) avesse tenuto Mr.B fuori da un mare di guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo"

David Mills, 2/2/2004, lettera al suo commercialista.

"Io sono stato sentito più volte in indagini e processi che riguardavano Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest e, pur non avendo mai detto il falso, ho tentato di proteggerlo nella massima misura possibile e di mantenere laddove possibile una certa riservatezza sulle operazioni che ho compiuto per lui."

David Mills, 19/7/2004, dichiarazione rilasciata ai pm durante un interrogatorio.

Domanda: Il Mr.B della lettera sarà il Berlusconi dell'interrogatorio?

giovedì 19 giugno 2008

PASSEGGIANDO NEI DINTORNI DI GOMORRA

Ho letto oggi che si è tenuto il processo in secondo grado per i celeberrimi casalesi, i camorristi che sono stati al centro di Gomorra, il libro ultracelebrato (giustamente) scritto da Roberto Saviano (foto). "Cicciott'e mezzanotte"(scusate ma non so scrivere napoletano) e "Sandokan" sono due tra i condannati all'ergastolo, quelli, forse, con i nomi più pittoreschi. Trionfo dello stato, dicono tutti. Bene, si. Il libro però, anche se l'ho letto diversi mesi fa, me lo ricordo abbastanza bene, o comunque mi ricordo abbastanza bene il suo senso generale. Gomorra colpisce in particolare per l'inquadramento che da alla camorra, che è l'esatto opposto di come viene vista di solito, anche dalle persone, come me, che ne vivono a debita distanza e che associano mentalmente la parola camorra ad un formaggio (mi fa quest'effetto fin da piccolo).

Se ci fate caso, in genere, quando si parla delle mafie e del loro rapporto con le istituzioni, si parla spesso di "mali" in senso quasi medico: c'è un organismo "infettato", malato per via di un "cancro" che lo penetra e lo erode fino ad ucciderlo. Falso, dice Saviano. La Camorra è un tipo di mafia che è assolutamente sintonizzato con il contesto presente: si tratta di clan che si combattono e si sterminano esclusivamente per il controllo economico di vari mercati, in intere zone delle periferie di Napoli di cui controllano la vita economica fino a garantire a parte della popolazione delle entrate mensili sicure. Non c'è quella specie di controllo sociale e quasi morale che tradizionalmente, e credo ingenuamente, si è attribuito alla mafia, per esempio, siciliana. E' una mafia post-moderna. La cosa più interessane, infatti, sono i punti di connessione diretta ed organica tra camorra e società. Tipo.

Politica, imprese, lavoro
Riassumo una vicenda che forse è paradigmatica. Di recente è stato fatto fuori tale Michele Orsi. Questi era un imprenditore che insieme al fratello aveva avviato un consorzio per la raccolta dei rifiuti : il consorzio era misto pubblico/privato, cioè per metà appartenente a loro e per metà appartenente a non so quale società riferita a non so che provincia o comune. I due fratelli Orsi vengono accusati di associazione mafiosa perchè si scopre che pagano al'incirca 30 mila euro al mese a due clan camorristici, come una sorta di pizzo, per continuare a fare il loro lavoro. E' nel corso delle indagini per capire il grado di coinvolgimento tra i due imprenditori e la camorra che uno dei due fratelli, Michele, decide di collaborare con la giustizia ed inizia a fare nomi di boss; dice anche che la parte pubblica della loro società, quella che fa capo alle istituzioni, era ben consapevole del loro rapporto organico con la camorra: pare infatti che quando in consiglio di amministrazione fu fatto presente il problema camorra, nessuno, come si dice in Francia, abbia detto "pio". Anzi. Alcuni politici, tra cui l'orgoglioso Mario Landolfi (foto), ex AeNne ora PiDdieLle, sembra abbiano raccomandato alcune persone perchè fossero assunte a lavorare nella società dei fratelli Orsi. Niente di strano, in effetti, perchè questo sembrava rientrare negli accordi presi tra istituzioni e impresa: io ti do l'appalto, si lavora insieme, e tu assumi chi ti suggerisco. Lo stato o chi per lui paga l'impresa, che ripaga assumendo secondo indicazioni, e contemporaneamente tutti pagano anche la camorra che altrimenti poi le cose prendono fuoco, la gente muore e, insomma, non si sa mai.
Morale politica della favola. A Landolfi è stato chiesto in Senato di spiegare questo coinvolgimento: con l'orgoglio tipico dell'uomo di AeNne, ha risposto che lui avrebbe spiegato tutto in sede giudiziaria, ma che da campano fiero e consapevole delle difficoltà in cui versa la sua terra poteva dirsi orgoglioso (lo dice qui) di aver raccomandato gente a fin di bene, cioè di aver aiutato dei giovani di sicuro valore a trovare lavoro nelle loro zone. In un'imprea che lavorava a braccetto con la camorra. Quale cancro?

Mercati

Una cosa che colpisce in Gomorra è quando Saviano sostiene che la Camorra ha investito, come un'impresa qualsiasi, solo sulle droghe che considerava più consone al contesto presente e più adatte alla nostra cultura ed alla nostra società: immancabile l'eroina, ma soprattutto ci sono la cocaina e l'mdma, il principio attivo dell'ecstasi. Ritmi sempre più veloci di lavoro e di svago uniti alla tendenza a considerare giuridicamente equivalenti queste droghe e quelle da fumo, ed il gioco è fatto: la Camorra ha lucrato tagliando gli investimenti sull'hashish e concentrandosi sulle droghe sintetiche e sulla cocaina.
Un'altra miniera d'oro è la contraffazione. Gucci, Armani, Prada, & Co... Tonnellate di merci griffate pronte per essere vendute in tutta Italia, molte delle quali sono addirittura prodotte con sistemi, stampi e materiali, rubati direttamente alle marche plagiate. Non si capisce più bene cosa significhi vero o falso.
Ecco, un mercato per definzione prevede compratori che vogliono cose e scelte imprenditoriali come queste sono scelte che presuppongono una conoscenza piuttosto specifica e dettagliata dei gusti o dei bisogni dei consumatori. Altro che malattia.

Miti

C'è poi la questione dei ragazzini attratti dalla carriera nel sistema: mancanza di altre prospettive, certo, ma non solo. In certa misura il sottofondo sociale e culturale dove prolifera questo tipo di criminalità organizzata non è così isolato rispetto al resto dell'Italia, se non dell'Europa (se non del mondo). Ci sono valori di riferimento veicolati da particolari mitologie che non sono riferibili solo alla Campania o al Sud Italia. Se non mi ricordo male una delle citazioni all'inizio di Gomorra è ripresa da Scarface: "Il mondo è tuo" dice. E' il motto di Tony Montana (foto), il personaggio di Al Pacino, un mito per i camorristi (e non solo), tanto che uno di loro si era costruito la villa identica a quella che ha il boss nel film. Il mondo è tuo. Significa semplicemente che un'ambizione smodata e totale per il potere, che spinge ad usare ogni mezzo per eliminare gli avversari, fare soldi, incutere timore, è la via principale per il successo, che consiste poi nell'ottenere il "Rispetto". Più o meno. Cosa significhi esattamente rispetto confesso che non lo so, però grosso modo l'idea sembra questa.

Recentemente qua a Parigi, forse anche in Italia, hanno fatto un gran casino per il lancio di un gioco per la Play Station che credo sia molto famoso: Grand Theft Auto IV (foto). Io non c'ho mai giocato all PS perciò ho guardato il trailer di GTA IV nel sito dove ci sono anche simulazioni di scene ed ho afferrato, grosso modo, il concetto. La storia è quella di un tizio che arriva dall'est Europeo, credo, in un posto tipo gli U.S.A. e trova suo cugino, che credo sia invischiato in affari loschi. Si unisce a lui ed il gioco consiste, fondamentalmente, nel rubare, nel far fuori gente, trafficare droga, armi o non so cosa, e fare tutto ciò che un grande criminale in ascesa deve fare per vincere qualunque cosa possa vincere e per essere, credo, rispettato. Ah, dimenticavo che il gioco è anche pieno di puttane. A questo punto mi viene in mente Zepequeno, il boss psicopatico di City of God, quello che diventa il re incontrastato delle favelas salvo poi finire come in genere finiscono questi personaggi, cioè pieno di buchi.

Stringi stringi...

Stringi stringi confesso che non so bene cosa volevo dire. Anzi si. Gomorra è un bel libro perchè è scritto bene e perchè fa vedere che dietro un organizzazione criminale come la camorra non ci stanno cose così segrete, arcane o nascoste. Ci stanno persone che vedono quello che vedono le altre, che leggono quello che leggono le altre e che vogliono quello che vogliono le altre. Non sono su altri pianeti. Una delle scene che mi è rimasta più impressa di Gomorra è quella in cui Saviano va ad Aberdeen, Scozia, dove conosce alcuni ragazzi che tengono appese in casa immagini di Secondigliano e di Scampia (foto), mi pare. Per loro Napoli è un mito, un posto dove uno si prende tutto quello che vuole, ma solo, come si dice, se ha le palle (oppure la Tv, i giornali, la presidenza del consiglio, o tutti e tre insieme).